Le Effemeridi. Breve storia

Le Effemeridi. Breve storia
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Il termine “effemeride” viene dal greco ephēmeris, col significato di “diario”, “registro quotidiano”, e si riferiva a una tavola dove anticamente venivano annotati giorno per giorno gli atti del re.

Col tempo questo termine andò a significare delle tabelle dove erano elencate, dagli antichi sacerdoti-astronomi, le posizioni dei corpi celesti. Ovviamente queste tabelle, per poter assolvere al loro compito, dovevano fare affidamento su due fattori imprescindibili e cioè un’accurata osservazione del cielo e soprattutto una buona conoscenza dei moti planetari. Altrettanto ovvio è che più queste conoscenze andavano avanti più le tabelle planetarie guadagnavano in precisione, così che da Tolomeo ai giorni nostri si possono contare un alto numero di questo tipo di pubblicazioni.
Oggi abbiamo Effemeridi astrologiche molto precise che possono coprire qualsiasi anno, sia passato sia futuro. Rimanendo alle Effemeridi storiche, ecco in ordine cronologico quelle più conosciute:


Tavole di al-Battānĭ

Vennero redatte dall’astronomo, matematico e astrologo Muhammad ibn Giābir al-Harrānĭ al-Battānĭ (858-929), conosciuto con il nome latinizzato di Albatenius, nato a Harrān (Mesopotamia settentrionale, oggi in Turchia al confine con la Siria). Il suo “Kitab az-Zij” (Libro delle Tavole) venne tradotto in latino da Platone di Tivoli nel 1116 con il titolo “De motu stellarum”: in esso venivano esposti, tra l’altro, perfezionamenti della durata dell’anno, della precessione degli equinozi e un catalogo di 489 stelle.
Effem_2_Al BattaniLa città dove era nato al-Battānĭ, cioè Harrān, era da secoli un luogo molto particolare, centro di diffusione delle tradizioni ermetico-astrologiche: in essa abitavano i Sabei, una folta comunità di fedeli gnostici dediti al culto degli astri, della Luna in particolare, custodi delle antiche tradizioni astrologiche caldee: nel loro tempio principale, sul portale, si trovavano due scritte che come riferito dallo storico e geografo arabo al-Mas’ūdī (897-957) così recitavano: «Colui che conosce la sua natura diventa Dio» e «L’uomo è una pianta celeste con la radice rivolta verso il Cielo».
Da considerare che quando l’imperatore Giustiniano chiuse la scuola platonica di Atene (529 d.C.) essa si trasferì prima a Alessandria d’Egitto, poi a Antiochia infine a Harrān, destinazione quest’ultima quasi obbligatoria visto che già da parecchi secoli stavano confluendo in quella città tradizioni diverse che ne avevano fatto un centro di notevole cultura.

Tavole Hakemite

Vennero redatte a Il Cairo (Egitto) dal grande astronomo e astrologo egiziano Abu’l-Hasan ‘Ali Ibn ‘Abd al-Rahman Ibn Ahmad Ibn Yunus al-Sadafi al-Misri (950-1009), conosciuto anche solo come Ibn Yunus. Furono chiamate “Hakemite” perché dedicate al califfo al-Hakim (“al-Zij al-Hakimi al-kabir”). Iniziate circa nel 990 per ordine del califfo fatimide al-Aziz, furono da Ibn Yunus completate nel 1007 sotto il califfato del figlio di quest’ultimo, al-Hakim. Composte da ottantuno capitoli, contenevano, oltre alle tavole planetarie e stellari e calcoli astrologici, osservazioni di eclissi, congiunzioni, miglioramenti di alcuni parametri celesti come l’inclinazione dell’eclittica e il valore della precessione. Furono la base per le più conosciute Tavole Alfonsine.
Effem_3_Ibn YunusDi Ibn Yunus si dice che fosse una persona eccentrica, poco curante del proprio vestiario, perennemente distratta nelle piccole incombenze quotidiane ma attenta e rigorosa in quelle celesti.
Si racconta che morì nel giorno esatto che aveva predetto: una settimana prima del fatale evento si chiuse in casa recitando continuamente i versetti del Corano (ma forse è una leggenda anche perché di altri astronomi arabi vien detta la stessa cosa).
Si dice che molte delle sue preziose carte, dei suoi appunti, vennero sconsideratamente dispersi dal figlio che li vendette per pochi spiccioli nei vari mercati della zona.

Tavole Toledane

Chiamate così perché vennero redatte a Toledo (Castiglia, Spagna). L’autore fu l’astronomo e astrologo arabo-ispanico Abū Ishāq Ibrāhīm ibn Yahyā al-Naqqāsh al-Zarqālī (1028-1087), conosciuto come Azarchel o Arzachel. Fra le altre cose contenevano alcune correzioni di dati anche geografici come ad esempio l’estensione del mar Mediterraneo, calcolata da Tolomeo in 62° e da al-Zarqālī corretta in 42°, dato molto vicino al reale; oppure il valore annuo del moto dell’apogeo solare da lui calcolato in 12”, valore reale. Le Tavole di Toledo furono tradotte in latino da uno dei più famosi traduttori italiani di opere scientifiche, Gherardo da Cremona (1114-1187). Le Tavole di Toledo furono, all’epoca, la più accurata compilazione di dati astronomici che l’Europa avesse mai visto e servirono anch’esse, come le Hakemite, come base per le più conosciute Tavole Alfonsine.
Effem_4_Al ZarqaliAl-Zarqālī fu anche l’autore (1070 ca.) di un perfezionameto dell’astrolabio, strumento astronomico-nautico utilizzato per misurare l’altezza degli astri sull’orizzonte, rendendo il suo utilizzo universale, cioè adatto a qualsiasi latitudine: in quelli precedenti era infatti necessario cambiare la lamina delle latitudini a seconda del luogo di osservazione. Questo strumento venne da lui chiamato “al-abbadiya” in onore di al-Mu’tamid b. ‘Abbād, re di Siviglia. Lo stesso strumento è conosciuto anche come Shafiah o Saphea (da as-safīhah, “la lamina”) di Arzachel.

Tavole Alfonsine

Redatte a Toledo (Castiglia, Spagna) intorno al 1252 da una squadra di astronomi/astrologi di alto valore che facevano parte della famosa “Scuola dei Traduttori di Toledo” sotto la supervisione dell’astronomo arabo Ishak ben Said e dell’astronomo ebreo Yehuda ben Moshek Cohen.
Effem_5_Alfonso XFurono volute, sponsorizzate e organizzate dal re Alfonso X di Castiglia e León (1221-1284) detto “Il Saggio”. Alfonso X fu un re molto attento alla cultura, amante dell’astronomia e dell’astrologia, lui stesso autore di poesie e trattati; spesse volte partecipava personalmente, dando anche fattivi contributi letterari, al lavoro dei suoi traduttori.
Le Tavole Alfonsine seguivano la teoria astronomica di Tolomeo ma correggendone e aggiornandone alcune parti come ad esempio la durata dell’anno solare o il valore della precessione. Ebbero un’enorme importanza per la storia dell’astronomia europea e furono le prime redatte nell’occidente cristiano e le prime ad avere contratto e poi “europeizzato” i lunghi nomi arabi delle stelle. Fino a Kepler furono le uniche Tavole a uso e consumo degli astronomi e astrologi europei.

Tavole il-khaniche

Redatte nel 1272 presso l’Osservatorio astronomico di Maragha (Persia, oggi Azerbaigian, Iran) dall’astronomo, matematico e astrologo persiano Nasir al-Din al-Tusi (1201-1274). L’Osservatorio venne da lui stesso fondato nel 1259 grazie agli aiuti economici del condottiero mongolo Hulagu Khan, nipote di Gengis Khan, a quel tempo signore del khanato mongolo in Persia. Le Tavole il-khaniche contenevano, oltre ovviamente a tavole planetarie di estrema precisione, un fornitissimo catalogo stellare; si evidenziavano, oltre che per le accurate e rigorose esposizioni astronomico-matematiche, anche per certe critiche che al-Tusi e i suoi collaboratori fecero ad alcuni postulati tolemaici contenuti nell’Almagesto.
Effem_6_Al TusiAl-Tusi era uno sciita che durante il sacco di Baghdad (1258) a opera dei Mongoli riuscì a salvare alcuni preziosi manoscritti astrologico-astronomici che erano custoditi nella Casa della Sapienza (“Bayt al-Hikma”), la più grande e fornita biblioteca (ma anche università) del mondo arabo-islamico, prima che questa venisse distrutta dalle truppe mongole. Quei volumi (si dice circa quarantamila) andarono poi a costituire la biblioteca dell’Osservatorio di Maragha.

Tavole di Regiomontano

Furono redatte nel 1474 a Norimberga (Germania) dall’astronomo e astrologo tedesco Johannes Müller (1436-1476), conosciuto come Regiomontano.
Erano Effemeridi giornaliere con le longitudini e le latitudini dei pianeti e con le date delle eclissi. Il titolo di esse, “Ephemerides astronomicae, ab anno 1475 ad annum 1506”, ci dice che coprivano gli anni dal 1475 al 1506. Basate sulle Tavole Alfonsine, furono in pratica le prime Effemeridi planetarie a riscuotere un vero interesse scientifico, utilizzate anche da Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci.
Effem_7_RegiomontanoRegiomontano fu un grande astronomo e astrologo: suo uno dei metodi di domificazione del Tema natale, che si basa sulla divisione dell’equatore celeste; in pratica, partendo dal meridiano, l’equatore viene segnato a intervalli di 30° e su questi punti vengono fatti passare i cerchi di posizione; i punti in cui questi cerchi incontrano l’eclittica rappresentano le cuspidi delle dodici Case. Ascendente e Medio Cielo risulteranno dall’intersezione con l’eclittica di quei grandi cerchi di posizione che sono l’orizzonte e il meridiano.

Tavole Pruteniche

Vennero redatte a Wittenberg ma pubblicate a Tübingen nel 1551 dall’astronomo e matematico tedesco Erasmus Effem_8_ReinholdReinhold (1511-1553), docente di matematica all’Università di Wittenberg. Furono così chiamate in onore del duca Alberto di Prussia (“Prutenicae tabulae coelestium motuum”). Si basavano sui parametri astronomici del “De Revolutionibus” di Copernico, nonostante Reinhold appoggiasse la teoria geocentrica.

Tavole Rudolfine

Redatte a Linz ma pubblicate a Ulm in Germania nel 1627 dal matematico, astronomo e astrologo tedesco Johannes Kepler (1571-1630), così chiamate in onore dell’imperatore Rodolfo II d’Asburgo (“Tabulae Rudolphinae”). In queste Effemeridi Kepler utilizzò le sue leggi sul moto planetario, così che le longitudini dei pianeti risultavano più precise che nelle precedenti Effemeridi grazie all’uso delle orbite planetarie ellittiche e all’equazione per l’anomalia eccentrica che porta il suo nome; una novità inserita da Kepler fu poi l’utilizzo dei logaritmi per facilitare il calcolo; una straordinaria conferma della validità dei suoi parametri e calcoli la si ebbe quando l’astronomo e astrologo francese Pierre Gassendi (1592-1655) osservò il 7 novembre 1631 il transito di Mercurio sul disco solare, così come previsto dalle Effemeridi di Kepler (che purtroppo era morto l’anno prima): questo fece accettare unanimemente sia le Effemeridi di Kepler sia le sue tre leggi dei moti planetari.
Effem_9_KeplerA Johannes Kepler si devono infatti le tre celebri leggi sui moti dei pianeti: 1) l’orbita descritta da un pianetta è un’ellisse di cui il Sole occupa uno dei due fuochi; 2) il raggio vettore che unisce il centro del Sole con il centro del pianeta descrive aree uguali in tempi uguali; 3) i quadrati del tempo che i pianeti impiegano a percorrere le loro orbite intorno al Sole sono proporzionali al cubo delle loro distanze medie dal Sole.
Fu altresì autore di testi nei quali trattava anche di astrologia come: “Mysterium Cosmographicum” (1597), “De Fundamentis Astrologiae Certioribus” (1601), “Tertius Interveniens” (1610).


Ma molti altri astrologi/astronomi si cimentarono nella pubblicazione di Effemeridi, fra i quali, in Italia e nel corso del XVI e XVII secolo, Andrea Argoli, Giovanni Battista Carelli, Luca Gaurico, Giovanni Antonio Magini, Eustachio Manfredi, Flaminio Mezzavacca, Giuseppe Moleti, Geminiano Montanari, Francesco Montebruno, Nicola Simi e tanti altri (maggiori info su questi personaggi nel mio libro di prossima pubblicazione, un “dizionario degli astrologi italiani” dal titolo: “Astrologia Italica. Dal X al XVII secolo”, ed. Pagnini).

Oggi abbiamo ottime Effemeridi astrologiche, sia online (http://www.astro.com/swisseph/swepha_e.htm) sia cartacee come “The New International Ephemerides” delle edizioni St. Michel/Aureas.

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