Testi perduti, testi ritrovati

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Sono passati seicento anni da quando, nel 1417, il terranuovese Poggio Bracciolini (1380-1459), storico e umanista, appassionato di ricerche storiche, cultore dell’antichità, assiduo frequentatore delle biblioteche di monasteri all’avida ricerca di manoscritti,

riuscì a scoprire nel monastero benedettino di San Gallo in Svizzera una copia dell’opera “Astronomicon” del poeta e astrologo romano Marco Manilio, ritenuta oramai persa, ricopiarla e farla così conoscere alla cultura italiana.

Di Manilio non abbiamo notizie, se non che visse sotto gli imperatori Ottaviano Augusto (63 a.C.-14 d.C.) e Tiberio (42 a.C.-37 d.C.).

L’“Astronomicon”, ovvero “Poema sugli astri”, è un poema didascalico che tratta di filosofia e astrologia, di macrocosmo e microcosmo; è suddiviso in cinque libri:
il primo libro tratta della nascita del cosmo, delle stelle e dei pianeti;
il secondo libro tratta dei Segni dello zodiaco;
il terzo tratta di come trovare l’ascendente e soprattutto tratta delle dodici Sorti, che non sono le Parti Arabe conosciute ma dodici “luoghi energetici” che si delineano partendo dal grado della Parte di Fortuna, considerata qui come prima Sorte: le altre si situano allo stesso grado della Parte di Fortuna ma nei Segni a seguire, così se la Parte di Fortuna (la prima Sorte) è a 20° Ariete, la seconda Sorte sarà a 20° Toro, la terza a 20° Gemelli, ecc.
Il significato che Manilio dà a queste Sorti è il seguente:

1) Pars fortunae, res familiaris, fundi servis: la Parte di Fortuna, ovvero ciò che ho, il mio patrimonio, le proprietà, la servitù.
2) Militia, peregrinatio: la guerra, ovvero difendere ciò che ho, ma anche i viaggi e i commerci con l’estero.
3) Urbana et civilia negotia, officia publica: il lavoro, le amicizie, gli affari pubblici.
4) Opera forensa, judicia, leges: la Parte dei Giudizi, ovvero l’argomento di difesa, i processi, i tribunali.
5) Coniugia, socii, hospites, amici: il matrimonio, gli amici, gli affetti.
6) Opes, salus: la fertilità, la procreazione, l’abbondanza, la durata dei patrimoni, la salute.
7) Pericula: il pericolo.
8) Nobilitas, fama, gratia: la nobiltà, la fama, l’onore.
9) Nati, infantum nutritia: la Parte dei Figli, ovvero i bambini, la loro educazione.
10) Actus, dominica imperia: la Parte della Famiglia, ovvero l’Uomo, l’atto della vita.
11) Valetudo, morbi, medicatio: la Parte della Salute, ovvero la salute e le malattie.
12) Votorum effectus, acquisitio: la realizzazione o il fallimento dei desideri e dei progetti[1].

Il quarto libro tratta dei Segni zodiacali legandoli al corpo umano;
il quinto, che si conclude però bruscamente, tratta degli asterismi extra-zodiacali.

La prima edizione completa dell’“Astronomicon” venne pubblicata a Roma il 26 ottobre 1484 dall’astrologo e poeta samminiatese Lorenzo Bonincontri (1410-1491).

Il ritrovamento di quest’opera fu il primo passo verso la riscoperta di classici greci e latini, o meglio di una loro rilettura critica, che dette poi il via all’epoca conosciuta come umanesimo e rinascimento, un’epoca in cui riaffiorava l’antropocentrismo, l’uomo come microcosmo.

Tale concetto era ben espresso in un altro testo che in quel periodo ebbe vasta eco ma che già esisteva da un paio di secoli, il “Picatrix”, un’opera di magia naturale e talismanologia di origine araba il cui titolo era “Ghāyat al-Hakīm” che significa “Lo scopo del saggio”, che sembra essere stata redatta intorno all’XI secolo da autore sconosciuto; venne tradotta in latino nel 1256 per volere del re Alfonso X di Castiglia. Alcuni danno come autore del “Picatrix” il mago andaluso Maslama b. Qāsim al-Qurtubī (906-964).

Secondo il “Picatrix” è necessario captare quindi guidare l’influsso degli astri verso la materia attraverso dei talismani, ovvero incidendo la figura delle stelle su appositi supporti così da beneficiare degli influssi positivi o scacciarne quelli negativi.

Quest’opera era ben conosciuta da Marsilio Ficino (1433-1499), uomo di punta dell’umanesimo fiorentino, filosofo, teologo, astrologo, scelto da Cosimo de’ Medici il Vecchio per riportare a Firenze la tradizione platonica.
Fu lui, su richiesta di Cosimo, a tradurre in latino il “Corpus Hermeticum”, opera attribuita al mitico Ermete Trismegisto e trovata in Macedonia nel 1459 sotto forma di quattordici trattati dal monaco e scrittore Leonardo da Pistoia, opera a cui Ficino dette il titolo di “Poimandres” (in realtà titolo del primo trattato).

Il “Corpus Hermeticum” è un insieme di antichi scritti ermetico-esoterici che così come oggi lo conosciamo pare risalire ai primi anni del IX secolo: fu il filosofo bizantino Michele Psello (1018-1096) che raccolse e ripulì questa serie di testi, e fu la copia originale di Psello che Leonardo da Pistoia ritrovò e portò a Firenze consegnandola a Cosimo de’ Medici.

Ficino tradusse anche opere di Platone, Plotino, Porfirio, Giamblico e tanti altri; come filosofo scrisse il “Di Dio et anima”, il “De divino furore”, il “De voluptate”, il “De sole”, la “Theologia Platonica”, il “De vita”, opera quest’ultima ricchissima di elementi magici e astrologici derivati da Plotino, da Porfirio e dal “Picatrix”.


[1] GIUSEPPE BEZZA, “L’astrologia. Storia e metodi”, Teti, Milano 1980, p. 231.

Foto da: www.roe.ac.uk

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