05 - 07
2017
Oggi, 330 anni fa, il 5 luglio 1687, vedeva la luce il trattato in tre libri “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica” di Isaac Newton.
Un capolavoro che darà il via alla rivoluzione scientifica ma che soprattutto ebbe una grande portata storica e culturale presentando una nuova visione del mondo.
Qui Newton enuncia le tre leggi della meccanica, del moto, i tre principi della dinamica (I legge: qualunque corpo non soggetto a forze rimane nello stato di riposo o di moto rettilineo uniforme. – II legge: la variazione della quantità di moto è proporzionale e concorde alla forza applicata. – III legge: l’azione e la reazione sono uguali ed opposte) e la legge di gravitazione universale.
L’opera è composta da tre libri: nel I libro tratta della legge di conservazione della quantità di moto; nel II libro tratta del moto dei corpi in un mezzo resistente e del moto dei fluidi quindi dell’idrodinamica; nel III libro tratta dell’ordinamento del mondo e della legge di gravitazione universale.
Isaac Newton nacque a Woolsthorpe, Inghilterra, il 25 dicembre 1642 alle ore 01.00 (corrispondente al nostro 4 gennaio 1643; l’Inghilterra infatti adottò il calendario gregoriano solo il 2 settembre 1752). Morì a Londra il 20 marzo 1727.
Matematico, fisico, scienziato e alchimista, dopo gli studi al Trinity College entrò come docente di Matematica a Cambridge ottenendo subito molti apprezzamenti. Dopo studi e ricerche in campo ottico (Hypothesis of Light, 1675), nel 1687 pubblicò, spinto dall’astronomo Edmund Halley (1656-1742), la sua opera più famosa, appunto “Philosophiae Naturalis Principia Mathematica”.
Nel 1703 divenne presidente della Royal Society, dove però venne ai ferri corti con l’astronomo reale John Flamsteed (1646-1719) quando questi tentò di ‘rubargli’ un catalogo di osservazioni.
Si interessò molto di alchimia, scrivendo anche un’opera alchemica dal titolo “Praxis” (1693), e di astrologia; si dice che le sue famose crisi, depressioni e attacchi di panico fossero dovuti ai vapori di mercurio inalati durante le sperimentazioni alchemiche: l’economista John Maynard Keynes (1883-1946), famoso per la sua collezione di documenti e lavori di Newton, disse, studiandone l’opera, che Newton non fu il primo dell’Età della Ragione, ma l’ultimo dei Maghi.
Di Newton è poi spesso citata la risposta data all’astronomo Halley che criticava la sua predilezione per l’astrologia: “Signore, io l’ho studiata, voi no”.
Qui sotto il Tema natale di Isaac Newton; l’ora non è sicura: alcune fonti indicano genericamente tra le 1 e le 2 di notte.
Da notare comunque la Parte dei Nemici a 27°31′ Cancro, congiunta al Medio Cielo: infatti questi non gli mancarono, come il già citato John Flamsteed, oppure il fisico inglese Robert Hooke (1635-1703), che criticò aspramente alcune teorie di Newton con quest’ultimo che si offese talmente tanto che i due rimasero acerrimi nemici per tutta la vita.
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