30 - 12
2018
Il 30 dicembre 1558, sotto il pontificato di Paolo IV (Giovanni Pietro Carafa), la Congregazione del Sant’Uffizio emanò il primo “Indice” dei libri proibiti, l’Index Auctorum, Et Librorum Prohibitorum…[1], altrimenti detto Index Paulinus, dove venivano messi al bando tutti i libri di astrologia e non solo – anche traduzioni della Bibbia.
Non era certo la prima volta per la Chiesa dato che vi erano stati, nei secoli addietro, altre proibizioni in tal senso.
In quei giorni vi era un’opposizione tra Saturno e Urano, conflitto tra vecchio e nuovo, tra passato e futuro. Saturno e Urano erano poi in quadratura con Giove, e visto che Giove rappresenta la religione, la Chiesa…
Questa Index creò un risentito malumore all’interno della cerchia degli astrologi, degli studiosi di astrologia, anche se solo inizialmente perché passato il primo momento di sbandamento gli stessi libri, seppur con cautela, ripreso a girare. Lo fecero anche tra le mura clericali – dove peraltro non si erano mai allontanati.
Ovviamente i giudizi su queste proibizioni papali erano i più disparati, e vi era anche chi vedeva in essi non una messa al bando dell’astrologia in quanto tale ma più realisticamente una critica-censura di certi usi che di essa venivano fatti.
Un astrologo dell’epoca, Giovanni Domenico Scevolini, nato a Bertinoro, frate domenicano, uomo di cultura enciclopedica, fece uscire un suo libro sull’astrologia con questo titolo: “Discorso Di Domenico Scevolini, Nel quale con le auttorità cosi de’ Gentili, come de’ Catolici si dimostra l’Astrologia Giudiciaria esser verissima & utilissima; Dannando coloro, che l’usano malamente, & impongono necessità ne gli atti humani”.
Già dal titolo si evince cosa l’autore pensasse sia dell’astrologia sia soprattutto di alcuni astrologi o presunti tali.
Nell’opera, che uscì postuma – stampata a Venezia nel 1565, – Scevolini prendeva le difese dell’astrologia dicendo che il suo uso non andava contro i dettami della Chiesa. Ecco cosa scriveva:
Vengo hora alla prohibitione fatta dal Pontefice, & dico, che l’intentione dell’Indice non è di dannare assolutamente la giudiciaria, perche bisogneria dannare & San Tomaso, & altri infiniti Catholici scrittori; ma quei libri, che troppo temerariamente si diffondono intorno all’operationi delle voluntà libere, & sciolte, & che ciò sia il vero da questo si può comprendere, che egli non ha banditi gli Efemeridi, anzi si leggono, & si tengono senza prohibition alcuna; & non di meno in tutti quei libri si mettono i canoni di fabricar le dodici case celesti, le regole di far pronostichi; quai sieno i tempi di pigliar medicine, di farsi cavar sangue, di vestirsi con panni nuovi […]. Queste pur sono cose tutte alla giudiciaria appartinenti: & non di meno il Pontefice non le reproba. Adunque non fu sua intentione di bandir l’Astrologia, come falsa, & contraria alla fede christiana, ma bandire il guastamento, & la rovina della vera Astrologia […] (ff. 28r-29r).
Ma quello fu solo l’inizio perché di Indici – di suoi aggiornamenti – ne vennero emanati molti altri nel corso dei secoli. Almeno fino al 1959.
L’“Indice” venne poi definitivamente abolito da papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini) il 15 novembre 1966 a seguito delle riforme del Concilio Vaticano II. E cosa avevamo in cielo? Sempre un’opposizione tra Saturno e Urano, con la differenza però che qui i due pianeti si trovavano in buon aspetto – uno in sestile, l’altro in trigono – al Sole e a Nettuno, quest’ultimo rappresentante la spiritualità.
A tutt’oggi rimane comunque una sorta di “consiglio alla lettura” per colui che si reputa un buon cattolico, quindi non si può parlare di censura anche se in altri termini e su altri piani questa resta, come quella patita da teologi dissidenti (es. Hans Küng), filosofi (es. Emanuele Severino) e altri.
[1] Titolo dell’opera: Index Auctorum, et Librorum, qui ab Officio Sanctae Rom. et Universalis Inquisitionis caveri ab omnibus et singulis in universa Christiana Republica mandantur, sub censuris contra legentes, vel tenentes libros prohibitos in Bulla, quae lecta est in Coena Domini expressis, et sub alijs poenis in Decreto eiusdem Sacri officij contentis, Romae, Apud Antonium Bladum, [dicembre] 1558.⇑
Foto da: http://www.beniculturali.inaf.it/eng/libraries/firenze/
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