Betelgeuse e le supernove

Betelgeuse e le supernove
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Si sparla da un po’ di tempo, sui giornali e in rete, della stella Betelgeuse, l’alfa della Costellazione di Orione, distante da noi circa 640 anni luce, che si sta comportando in maniera strana, alcuni pensando possa essere un segnale di una sua imminente esplosione che la farebbe diventare una supernova, ultimo atto spettacolare, violento, travolgente e distruttivo della vita di una stella.

Betelgeuse si trova a 28°45’ Gemelli e Tolomeo le dava una natura Marte-Mercurio, altri invece come Mercurio-Giove-Saturno in buon aspetto.

L’umanità ha già fatto la conoscenza di queste supernove, per esempio nel 1054, peraltro anno fatidico per la Cristianità visto che in quell’anno si consumò il famoso Scisma d’Oriente (o d’Occidente, secondo i punti di vista).
Il 4 luglio 1054 una “nuova stella” – così gli antichi credevano che fosse – apparve nella costellazione del Toro, precisamente a 1° 30’ a nord ovest della stella zeta Tauri, il corno meridionale del Toro, chiamata Al Hecka, stella della natura di Marte la cui “influenza” si esplica nel fomentare litigi (ed ecco lo Scisma!). Questa “nuova stella” in realtà era una supernova, chiamata oggi SN 1054 e che è associata alla nascita della Nebulosa del Granchio (M1).

La luce che apparve in cielo in quell’estate del 1054 e che venne scambiata per una nuova stella era in realtà l’immagine arrivata sulla Terra dell’esplosione di una stella distante 6300 anni luce, il che vuol dire che l’astro era collassato circa nel 5200 a.C. Tale fu la sua luminosità che si pensa raggiungesse una magnitudine apparente di – 5, – 6, in pratica più luminosa di Venere (– 4,5), e si vedeva anche di giorno: fu visibile in cielo, di giorno, per 23 giorni e di notte per 635, fino al 17 aprile 1056.
Le poche testimonianze scritte di questo evento sono cinesi, anche se nei testi si notano molte incongruenze ed errori. Comunque a quel tempo la Cina era molto avanti negli studi astronomici. In una collezione di scritti sulla dinastia Song (960-1297 d.C.), dal titolo “Sung-hui yao chi-kao” e redatti dallo storico cinese Chang Tê-hsiang (XIV secolo), troviamo la testimonianza dell’evento, seppur con delle inconguenze; ecco come l’astrologo di corte Yang Wei-Te annunciò l’apparizione della nuova stella:

Il 22° giorno del 7° mese del primo anno del regno dell’imperatore Chi-Ho [corrispondente al 27 agosto 1054, N.d.A.], […] Yang Wei-Te dichiara “Prostrato umilmente davanti a vostra maestà do notizia che una stella ospite è apparsa e che sopra di essa c’è un debole bagliore giallo. Esaminato attentamente l’auspicio riguardo all’imperatore ecco qual è stata l’interpretazione: visto che la stella ospite sta dentro la casa lunare Pi [la costellazione del Toro, N.d.A.] e vista la pienezza del suo splendore ciò significa che nel paese c’è una persona di grande saggezza e virtù.

Da notare come si parli del 27 agosto quando altri documenti danno il 4 luglio.
C’è da dire però che altre cronache, cinesi ma anche giapponesi[1], danno altre date per quanto riguarda l’apparizione di questa “stella”, alcune citando il 10 maggio – peraltro giorno di una eclissi solare a 24° Toro – altre il 29 maggio sempre ovviamente del 1054. Come vediamo sono tutte testimonianze scritte però secoli dopo l’evento celeste, ciò che impone un minimo di attenzione nell’assumerle come veritiere. Ma con la stessa attenzione andrebbero prese anche quelle testimonianze coeve o quasi all’avvenimento visto che molte volte gli astrologi di corte dovevano compiacere il signore di turno – ciò che accadeva in cielo era strettamente legato a ciò che accadeva in terra e soprattutto all’Imperatore – così che a volte alcune informazioni dovevano essere taciute o adattate alla situazione contingente.

E in Occidente? Vi sono testimonianze relative all’apparizione di questo “prodigio”? Qualcosa c’è, ma meno di quanto si pensi: e sì che non era necessario essere stati provetti astronomi per accorgersi che in cielo c’era una stella talmente luminosa peraltro visibile anche di giorno! Si sarà fatta notare, no? O forse la certezza granitica che i cieli erano immutabili e incorrutibili aveva reso ciechi tutti? A meno di non pensare a una colossale e a quanto sembra ben riuscita censura. E allora? Beh, diciamo che qualcosa c’è, come detto, e infatti troviamo una labile traccia di questo in una cronaca di un medico e astrologo arabo di fede cristiano-nestoriana nativo di Baghdad, Al Mukhtār Ibn Butlān (1001-1066); questi fu autore di un testo di medicina assai conosciuto, il “Taqwīm al-sihha” (Tabelle delle malattie), tradotto in latino dal medico ebreo siciliano del XIII secolo Faraj ben Salim (conosciuto anche come Ferrario di Girgenti) col titolo di “Tacuinum sanitatis”.
Ma Ibn Butlān teneva anche un diario; in questo, che venne tradotto dal medico e storico arabo Ibn Abi Usaybi’a (1194-1270) nella sua “Vite dei medici” (1242), a un certo punto sembra trattare della supernova del 1054:

Una delle epidemie più conosciute del nostro tempo è quella che ebbe luogo quando una stella insolita apparve in Gemelli nel 446 dopo l’Hijra [anno islamico che andava dal 12 aprile 1054 al 1° Aprile 1055, N.d.A.] […] Quando questa stella spettacolare apparve nel segno dei Gemelli che è l’Ascendente dell’Egitto, causò l’epidemia che avvenne a Fustāt [Il Cairo, N.d.A.] quando il livello del Nilo era basso […][2].

La frase «quando il livello del Nilo era basso» ci dice che il periodo era quello antecedente al sorgere eliaco di Sirio (18 luglio), momento che segnala l’esondazione del Nilo. Da notare altresì come Ibn Butlān faccia riferimento ai segni zodiacali – d’altronde era un astrologo – e non alle costellazioni: la supernova esplose nella costellazione del Toro ma astrologicamente si collocava a circa 11° Gemelli[3].

Questo passo del diario di Ibn Butlān è molto importante anche perché è una delle poche tracce scritte che troviamo in ambito occidentale di questo spettacolare evento: infatti l’occidente cristiano sembra non aver registrato questa supernova; nessun scritto, nessun appunto, un silenzio tombale e incredibile del quale non si capisce il perchè se non chiamando in causa, appunto, la mentalità dell’epoca che vedeva i cieli come immutabili e incorruttibili quindi impossibilitati a generare qualcosa di nuovo, oppure pensare a qualche censura-cospirazione ordita dalla Chiesa. Nonostante ciò da qualche parte qualcuno l’avrà sicuramente registrata.

In effetti qualcosa parrebbe di intravedere anche se non è molto chiaro: si tratta di un manoscritto conosciuto come “Cronache di Rampona” e facente parte del cosiddetto “Corpus Chronicorum Bononiensium”. Questa la citazione che fa pensare alla supernova[4]:

Anno Christi Ml8 Henricus tertius imperavit annis xl9. Hic primo venit Romam in mense maii. Cuius tempore fames et mortalitas fuit fere in universa terra. Et obscedit civitatem Tiburtinam diebus 3 mense iunii […]. Tempore huius stella clarissima in circuitu prime lune ingressa est, 13 Kalendas in nocte initio.

Che possiamo tradurre così:

Nell’anno di Cristo 1058 Enrico III regnava anni 49. Lui inizialmente era venuto a Roma nel mese di maggio. In quel tempo ci fu carestia e morte in tutta la terra. Andò nella città di Tivoli per tre giorni nel mese di giugno […]. Durante questo periodo una stella luminosissima entrò nel cerchio della luna nuova, all’inizio della notte del 13° giorno dalle Calende.

L’Enrico di cui si parla è Enrico III di Franconia (1016-1056) imperatore del Sacro Romano Impero dal 1046 fino alla sua morte.
Intanto in questo scritto ci sono degli errori, dei refusi: la data lì scritta come Ml8, ovvero 1058, andrebbe letta come 1055: infatti poco dopo abbiamo un’altra data, quella relativa all’età di Enrico, che è scritta xl9 che vorrebbe dire 49; ma essendo nato nel 1016 Enrico III avrebbe avuto 49 anni nel 1065 (ma era già morto da nove anni), quindi quel xl9 probabilmente va letto come 39 così che arriviamo al 1055. E infatti Enrico III nel 1055, il 4 giugno, si trovava in Italia, a Firenze, lì chiamato per il Concilio della Chiesa che si stava tenendo nella città gigliata per discutere e mettersi d’accordo con papa Vittore II su varie questioni riguardanti il clero e certi suoi atteggiamenti non consoni alla morale cristiana (es. simonia e concubinato)[5].

Quello che però a noi interessa è l’ultima frase: «Tempore huius stella clarissima in circuitu prime lune ingressa est, XIII Kalendas in nocte initio»; come vediamo non è specificato il mese, anche se si parla di maggio e giugno: se fosse maggio allora il 13° giorno dalle Calende corrisponderebbe al 20 maggio, se fosse giugno al 19. Ma l’anno? Perché 1055? Se la “stella clarissima” è la nostra supernova dovrebbe essere il 1054 non il 1055 dato che per quest’ultimo anno non abbiamo notizia di eventi celesti che facciano pensare a stelle luminosissime apparse improvvisamente. Misteri e incongruenze di testimonianze peraltro confuse.

Supernova_2

Comunque abbiamo anche un’immagine che parrebbe immortalare quell’evento astronomico e che è riportata in un manoscritto del 1450 dove si vede Enrico III mentre indica ai suoi dignitari una grande stella nel cielo di Tivoli.

Per quanto riguarda Betelgeuse aspettiamo, ma ci sta che si debba aspettare ancora molto. O forse no?


[1] Come il “Meigetsuki” (Giornale della luna piena), un diaro redatto dal poeta e cortigiano giapponese Fujiwara no Sadaie (1162-1241) che copre il periodo che va dal 1180 al 1235.
[2] Liberamente tradotto da: F. RICHARD STEPHENSON, DAVID A. GREEN, Was the supernova of AD 1054 reported in European History?, in «Journal of Astronomical History and Heritage», vol. 6 n. 1 (june 2003), pp. 46-52, National Astronomical Research Institute of Thailand (NARIT), Ministry of Science and Technology, Astral Press, Thailand, 2003, p. 47.
[3] Questi i parametri dell’epoca della “nuova stella”: long. 70° 53’, lat. – 1° 42’, AR 69° 30’, decl. + 20° 50’.
[4] GEORGE W. COLLINS II, WILLIAM P. CLASPY, JOHN C. MARTIN, A Reinterpretation of Historical References to the Supernova of a.d. 1054, in «Publications of the Astronomical Society of Pacific», vol. 111, n. 761 (July 1999), pp. 871-880, PASP, California, 1999, p. 873.
[5] Ma soprattutto, e più che altro, scese in Italia in quell’anno per far fronte a una congiura che stava mettendo in piedi il suo vassallo Goffredo di Lorena detto il Barbuto che forte del matrimonio con la cugina Beatrice di Lotaringia, vedova del marchese di Toscana Bonifacio III di Canossa, cercava di assumere sempre più potere in Italia, cosa che ovviamente dava fastidio a Enrico III.


Foto da: https://notiziescientifiche.it (rappresentazione artistica della supernova SN 2016iet. Credito: Gemini Observatory/NSF/AURA/ illustration by Joy Pollard).

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