01 - 12
2012
Il 1° dicembre di 365 anni fa moriva a Bologna, nel convento di Santa Maria della Mascarella dove era priore perpetuo, Bonaventura Cavalieri, fra i massimi matematici italiani, considerato il fondatore della moderna analisi infinitesimale.
Nato nel 1598 a Milano entrò giovanissimo nell’ordine dei Gesuati e il 20 settembre 1615 prese gli ordini nel convento di San Girolamo, allora nel sobborgo di Porta Vercellina, a Milano, convento che trovandosi dirimpetto alla sua casa egli aveva sin da piccolo frequentato.
Nel 1617 venne trasferito dal convento milanese al monastero di Pisa, dove ebbe occasione di fare amicizia col monaco benedettino Benedetto Castelli, lettore di Matematica nell’ateneo pisano, il quale, ravvisandone l’ottima indole matematica, lo prese sotto la sua protezione; soprattutto ebbe modo di conoscere Galileo Galilei, amicizia che gli sarà utile in seguito e col quale rimarrà in contatto epistolare per vent’anni, dal 1621 al 1641.
Resasi vacante la lettura di Matematica allo Studio di Bologna, cercò di ottenerla ma senza successo; ci riuscirà solo nel 1629 e grazie all’intercessione di Galileo Galilei che lo raccomandò caldamente. Convinto assertore della teoria copernicana, non si peritò di esporla ai suoi allievi anche dopo la condanna patita da Galileo.
Fra le sue opere troviamo il “Directorium Generale Uranometricum”, edito a Bologna nel 1632 e dedicato al Senato accademico dello Studio bolognese, con tavole logaritmiche e funzioni trigonometriche ad uso degli astronomi e dei “philosophis naturalibus“, la prima opera del genere stampata in Italia.
Troviamo poi la “Nuova Prattica Astrologica Di fare le Direttioni”, edita a Bologna nel 1639 e dedicata, “Di Bologna il 1. d’Aprile 1637“, al cardinale Francesco Barberini, dove appunto spiega e dà le Tavole per poter computare le direzioni primarie e altro (utilizzando i cerchi di posizione, non essendo ancora in uso il sistema di Placido di Titi), opera, come scrive lo stesso Cavalieri:
[…] fatta in gratia di alcuni particolari Studiosi, che me ne haveano fatto istanza, i quali havendo visto il mio Direttorio Uranometrico, desideravano di pratticare l’uso de’ logaritmi intorno ad esse Direttioni, massime secondo la via detta, Rationale; parendo loro, che se bene ciò havea fatto in parte il Kepplero nella sua Sportula, soggiunta alle Tavole Rodolfine, adoprandovi i logaritmi del primo genere, ciò però fosse dà lui fatto non con quella chiarezza, che da essi era desiderata, per essersi egli ridotto à troppa brevità (p. 9).
L’opera è composta da una prima parte dove, in diciannove capitoli, dà tutte le indicazioni per poter lavorare con le direzioni primarie, spiegando altresì il significato di termini come promissore, significatore, antiscia, controantiscia.
Abbiamo poi il “Trattato della Ruota Planetaria”, stampato Bologna nel 1646 e dedicato, “Di Bologna li 20. di Giugno 1646“, al marchese Paolo Francesco Falconieri, di antica nobiltà fiorentina, firmato però con lo pseudonimo di Silvio Filomantio (ovvero “amante della divinazione”), opera nella quale espose un suo metodo per semplificare i calcoli delle posizioni planetarie e per erigere la Figura celeste (cioè il Tema natale di una persona) grazie a una “ruota planetario-zodiacale” che insegnava a costruire grazie a delle figure già stampate a corredo del volume.
Molti hanno detto che Cavalieri avrebbe scritto questo testo astrologico solo perché costretto da suoi amici che, interessati alla materia, gli avrebbero chiesto uno strumento che semplificasse i calcoli per la costruzione di un grafico oroscopico: certo, Cavalieri non era né astrologo né tantomeno stendeva oroscopi, però non disdegnava l’astrologia, anche se magari la vedeva più come un divertissement, quindi applicandosi a essa per diletto come si evince dall’introduzione a quest’opera dove parlando della sua “ruota dei pianeti” dice che sarà utile anche per “farvisi sopra con qualche diletto i calcoli de’ loro moti” (p. III), aggiungendo poco oltre che questo suo lavoro serve anche “per potere in qualsivoglia tempo (col fabricare la Figura celeste, e far le Direttioni ancora) sapere quello che facciano nelle loro Sfere le Stelle, e ciò che di buono, ò di sinistro ci influiscono à proprio beneplacito” (p. IV).
Nel 1690 uscì a Roma, a cura dell’editore Antonio Manari, la seconda edizione (la prima era del 1682) di una raccolta di suoi scritti dal titolo “Sfera Astronomica”, curata (e corretta) da Urbano D’Aviso (o Davisi) discepolo di Cavalieri e in seguito generale dei Gesuati, opera che si avvalse dell’imprimatur di un altro grande astrologo, Girolamo Vitali.
A lui venne dedicato, nel 1935, un cratere lunare, Cavalerius.
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