06 - 11
2015
Oggi, cinquant’anni fa, moriva il grande compositore francese naturalizzato statunitense Edgard Victor Achille Varèse. Era nato a Parigi il 22 dicembre 1883 da madre francese e padre italiano. Visse i primi anni di vita nel piccolo villaggio di Le Villars, nel sud della Borgogna. Talento precoce, all’età di dodici anni aveva già scritto una sua prima “opera”, il Martin Pas, per voci di ragazzi e mandolino, su testi di Jules Verne, purtroppo perduta.
Trasferitasi la famiglia in Italia nel 1892, visse a Torino fino all’età di venti anni studiando musica al Conservatorio con Giovanni Bolzoni. La morte della madre e un pessimo rapporto con il padre lo fecero decidere, nel 1904, di allontanarsi da Torino per andarsene a Parigi. Lì continuò i suoi studi e iniziò a comporre le sue prime opere, ad esempio Un grand sommeil noir (1906), per pianoforte e soprano, su testi di Paul Verlaine, una composizione romantica quindi molto lontana dalla strada che intraprenderà di lì a poco e che lo porterà poi a dire che al termine “musica” preferisce quello di “suono organizzato”.
A Parigi strinse amicizia con vari artisti fra i quali Antonin Artaud, Jean Cocteau, Marcel Duchamp, Joan Mirò, Pablo Picasso. Si trasferì poi a Berlino facendosi conoscere come compositore con opere che vennero apprezzate da autori come Ferruccio Busoni, Claude Debussy, Richard Strauss.
Il 29 dicembre 1915 si trasferì negli Stati Uniti. Lì divenne il principale divulgatore della musica contemporanea. Nel 1958 venne contattato dal famoso architetto Le Corbusier per mettere in musica un progetto multimediale che l’artista svizzero, insieme al compositore e architetto greco Iannis Xenakis, stava elaborando per l’Esposizione Universale di Buxelles: il risultato sarà Poème électronique.
Anni prima, nel 1952, cercò di interessare alla sua musica e a un suo progetto di colonna sonora per film anche l’industria cinematografica, film che secondo i suoi intendimenti doveva essere realizzato da Walt Disney al quale scrisse anche delle lettere per proporgli questo suo progetto [1].
Varèse cercava di usare gli strumenti musicali in modo “rivoluzionario”, cercava oggetti e macchine che facessero musica. Fu un genio della musica, ma come tutti i geni incompreso e scoperto tardi.
Fra le sue opere principali citiamo Amériques, per grande orchestra (1918-1922); Offrandes, per soprano e orchestra da camera (1921); Hyperprism, per percussioni e piccola orchestra (1923); Octandre, per sette strumenti a fiato e contrabbasso (1923); Intégrales, per quattro percussioni e undici strumenti a fiato (1926); Arcana, per grande orchestra, opera ispirata a un passo dell’Astronomia Ermetica di Paracelso (1927); Ionisation, per tredici percussionisti e due sirene (1931); Density 21.5, per flauto solo (1936); Désert, per fiati, pianoforte, percussioni e nastro magnetico (1954); Poème électronique, per nastro magnetico (1958).
Molti i musicisti che sono stati influenzati da Varèse, primo fra tutti il grande compositore e musicista americano Frank Zappa. In Italia un suo grande estimatore è Giacomo Manzoni. Fra i suoi allievi, quando nel 1950 insegnava a Darmstadt, troviamo Bruno Maderna e Luigi Nono.
Morì a New York la mattina del 6 novembre 1965.
Qui sotto il suo Tema natale mentre QUI potete ascoltare un suo lavoro: INTÉGRALES.
[1] Giuseppe Scuri, Désert di Edgard Varèse, in: http://users.unimi.it/gpiana/XIII/scuri.htm.⇑
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