25 - 03
2016
Il 25 marzo, giorno nel quale si celebra l’Annunciazione a Maria, indicava fino a qualche secolo fa il Capodanno in molte città italiane. Lo era ad esempio a Firenze e a Pisa, con la differenza però che a Pisa finiva l’anno che a Firenze invece iniziava.
Da considerare che quest’anno, 2016, il 25 marzo è anche il Venerdì santo. Da ciò lo spostamento liturgico dell’Annunciazione al 4 aprile, iniziando la Novena il 26 marzo.
Al riguardo, una annotazione: nel medioevo, ma anche dopo, una festa liturgica che si sovrapponeva ad un’altra non era considerato di buon auspicio, come ad esempio nel 1666 quando il giorno della festività di San Giovanni Battista (24 giugno) era anche quello in cui cadeva la celebrazione del Corpus Domini, coincidenza che era ulteriormente “aggravata” dal fatto che quell’anno portava in sé il “numero della Bestia”, il 666.
Ritornando a noi, il fatto che in questo 2016 il giorno dell’Incarnazione di Cristo sia anche il giorno della sua morte, non dà certo adito a pensieri positivi.
Ma ecco qui elencati i vari “Capodanno” adottati nel corso dei secoli.
1° GENNAIO – L’uso di far iniziare l’anno al 1° gennaio si deve alla riforma calendariale attuata da Giulio Cesare. Rimase in auge fino alla caduta dell’Impero Romano allorquando le varie realtà locali, anche per togliersi di dosso le imposizioni romane, decisero di darsi un proprio Capodanno magari legandolo a precise festività cristiane.
1° MARZO – Stile veneto – In uso nella Repubblica di Venezia dall’VIII secolo fino alla caduta della Serenissima avvenuta nel maggio 1797. Riprendeva il Capodanno del calendario romano di Numa.
Il Capodanno nello stile veneto era in ritardo rispetto allo stile moderno (1° gennaio): in pratica se prendiamo come esempio l’anno 1730, nella Repubblica Veneta dal 1° gennaio al 28 febbraio era ancora il 1729.
25 MARZO – Stile pisano dell’Incarnazione – Legato alla festa dell’Annunciazione a Maria. In uso a Pisa dal X secolo fino al 1749, quando il granduca di Toscana Francesco I di Lorena, con decreto del 20 novembre 1749, sancì che il 1° gennaio seguente avesse inizio, per tutta la Toscana, l’anno 1750. Lo stile pisano dell’Incarnazione venne adottato anche da altre città toscane e non, ovvero dai luoghi legati alla Repubblica Pisana, e cioè tutta la costa da Portovenere a Civitavecchia, le isole Gorgona, Elba, Capraia, Pianosa, Sardegna, Corsica e Baleari, le città di Gaeta, Reggio Calabria, Tropea, Trapani, Mazara, e poi in Tunisia, Algeria, Egitto, Palestina, Siria e Costantinopoli. Lo stile pisano era in uso anche a Milano almeno fino al X-XI secolo, quando la città lombarda passò a festeggiare il capodanno secondo lo stile della Natività fino al 1459, anno in cui adottò lo stile della Circoncisione (1° gennaio).
Il calendario pisano era in anticipo rispetto al calendario moderno: se prendiamo come esempio l’anno 1730, dal 1° gennaio al 24 marzo era il 1730 anche per il calendario pisano, ma il 25 marzo iniziava il 1731.
25 MARZO – Stile fiorentino dell’Incarnazione – Legato alla festa dell’Annunciazione a Maria. In uso a Firenze dal X secolo al 1749, quando il granduca di Toscana Francesco I di Lorena, con decreto del 20 novembre 1749, sancì che il 1° gennaio seguente avesse inizio, per tutta la Toscana, l’anno 1750. Lo stile fiorentino dell’Incarnazione era usato anche a Lucca, Pontremoli, Prato, Siena e nel senese, nella Val d’Elsa, ma anche a Cremona, Novara, Piacenza, Ravenna. L’inizio dell’anno al 25 marzo lo si aveva anche in Inghilterra e Irlanda (dal XII secolo), che passarono al 1° gennaio solo nel 1752.
L’inizio dell’anno nel calendario fiorentino era in ritardo rispetto al calendario moderno: se prendiamo come esempio l’anno 1730, dal 1° gennaio al 24 marzo era per i fiorentini ancora il 1729, iniziando il 1730 il 25 marzo.
PASQUA – Stile Francese – Usato in Francia dall’XI secolo e fino al 1564 (quando venne adottato lo stile della Circoncisione), seguiva la festa mobile della Pasqua, così che il Capodanno cadeva ogni volta in giorni diversi. In uso anche nei luoghi sotto il dominio francese.
L’inizio anno era in ritardo rispetto allo stile della Circoncisione (1° gennaio): se prendiamo come esempio il 1510, dal 1° gennaio fino al sabato di Pasqua era ancora il 1509. Per tre anni (1282-1285) venne usato anche a Napoli, a opera del re di Napoli Carlo I d’Angiò.
1° SETTEMBRE – Stile bizantino – Usato nell’Impero Romano d’Oriente insieme al “calendario bizantino” che faceva iniziare il computo degli anni dalla creazione del mondo secondo lo stile bizantino, datata al 5508 a.C. In uso anche nell’Italia del Sud (in special modo in Puglia, Calabria e Sicilia, almeno fino al XVI secolo); in Russia prevalse dal XII secolo fino al 1° gennaio 1700.
L’inizio anno era in anticipo di quattro mesi rispetto allo stile moderno: se prendiamo come esempio il 1510, dal 1° gennaio fino al 31 agosto era il 1510 anche per lo stile bizantino, ma il 1° settembre iniziava il 1511.
22 SETTEMBRE – Stile francese repubblicano – Calendario adottato dalla Rivoluzione Francese il 5 ottobre 1793 quando la Convenzione Nazionale decretò che l’inizio dell’era repubblicana quindi l’inizio dell’anno 1 venisse fissato al giorno della proclamazione della Repubblica, il 22 settembre 1792, giorno dell’equinozio di autunno. Aveva molte assonanze con l’antico calendario egiziano. In questo calendario l’anno era composto da 12 mesi di 30 giorni ciascuno più 5 giorni chiamati ‘sanculottidi’ (6 negli anni bisestili, con il giorno in più chiamato ‘Giorno della Rivoluzione’) aggiunti all’ultimo mese per adeguarlo all’anno solare. Il giorno, che iniziava a mezzanotte (stile conosciuto come “ore alla francese”), era composto di 10 ore divise in decimi e centesimi (ogni ora aveva una durata pari alle nostre 2 ore e 24 minuti). Ogni mese era composto da 3 decadi (quindi la “settimana” durava 10 giorni); i nomi dei giorni della settimana si rifacevano al loro numero d’ordine: primidì, duodì, tridì, quartidì, quintidì, sextidì, septidì, octidì, nonidì, decadì (il pomeriggio del quintidì e tutto il decadì erano festivi). I nomi dei mesi furono cambiati e legati o al clima o a particolari accadimenti del periodo, ad esempio settembre venne chiamato vendemmiaio, dicembre venne chiamato nevoso. Infine fu tolto dal calendario qualsiasi riferimento a santi, feste religiose, ecc.
Il nuovo calendario entrò ufficialmente in vigore il 24 novembre 1793 e uscì di scena il 1° gennaio 1806 (a parte una piccola parentesi durante la Comune di Parigi nel 1871) quando Napoleone ripristinò il calendario gregoriano. Da considerare che questo calendario fu in vigore anche in Italia nei territori a dominazione francese.
25 DICEMBRE – Stile della Natività – Diffuso in molte città, ad esempio a Bologna e Milano dall’XI secolo fino a tutto il XV, a Roma dal X al XVIII secolo (ma solo negli atti civili, perché in quelli religiosi ogni Papa adottava lo stile che più gli era confacente ovvero quello usato nella propria città d’origine); usato anche in Austria, in Francia (almeno nell’età carolingia, dal 750 a tutto l’anno 1000, quando si passò allo stile pasquale), in Germania fino alla metà del XVI secolo (per passare poi allo stile moderno), in Inghilterra fino al XII secolo (per passare poi allo stile dell’Incarnazione), in Spagna dal XIV al XVII secolo.
In pratica lo stile della Natività anticipava di una settimana l’inizio dell’anno secondo lo stile moderno.
Maggiori informazioni nel mio libro: “Trattato Tecnico di Astrologia”, ed. Hoepli.
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