07 - 01
2014
Il Corriere della Sera del 3 gennaio scorso riporta la notizia di uno studio condotto dalla geologa marina americana Dallas Abbott, della Columbia University, secondo il quale la peste che colpì l’Impero Romano d’Oriente tra il 541 e il 542 dopo Cristo, conosciuta come “Peste di Giustiniano”, sarebbe da mettere in relazione con il passaggio, nel 530, della cometa di Halley.
Nel 2009, eseguendo dei carotaggi nei ghiacciai della Groenlandia, la Abbott scoprì, a un livello databile tra il 533 e il 540 d. C., un’alta quantità di «sferule cosmiche», cioè di palline di micro dimensioni (da 1 mm a 0,01 mm) che si trovano spesso attorno ai crateri scavati dalle meteoriti, impatti che generando altissime temperature e pressioni provocano l’improvvisa fusione e quindi solidificazione di silicati rocciosi e metallici.
La Abbott ha ipotizzato che un frammento di questa cometa possa quindi essersi staccato e poi precipitato sulla Terra, più specificamente nell’oceano: il tremendo impatto avrebbe sollevato una polvere di detriti rimasti per mesi in sospensione nell’atmosfera tanto da provocare l’attenuazione della luce solare quindi l’abbassamento della temperatura media mondiale di ben 3°.
In effetti alcune cronache dell’epoca parlano di un sole che risplendeva pallido come la luna, di un freddo insolito, di invasioni di ratti, insetti e parassiti d’ogni tipo con conseguenti epidemie, carestie e, appunto, la peste.
L’11 dicembre 2013, in una conferenza tenuta al convegno dell’American Geophysical Society, svoltosi dal 9 al 13 dicembre 2013 a San Francisco, la Abbott ha spiegato che esistono fondati indizi per attribuire questi eventi catastrofici alla cometa di Halley.
Ah! Queste comete!
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