05 - 06
2019
Nella costruzione di un Tema natale la domificazione che va per la maggiore è quella del monaco olivetano perugino Placido Titi (1603-1668). Ma questa era una domificazione già pensata – seppur pochissimo divulgata e conosciuta – molto tempo prima di Placido.
Vi fu infatti un astrologo che in una sua opera presentava, settant’anni prima del monaco olivetano, questo tipo di domificazione. Si tratta di Girolamo Diedo.
Matematico, astronomo e astrologo, era nato a Venezia il 4 novembre 1535 in una famiglia con pochi sostegni economici, ciò che comunque non gli impedì di formarsi una solida base culturale e scientifica grazie alle sue doti innate, alla sua perspicacia e intelligenza.
Fu allievo del medico, astronomo e astrologo veronese Annibale Raimondo (1505-1591).
Nel 1559, a Venezia, ebbe modo di conoscere l’astrologo fiorentino Francesco Giuntini (1522-1590) il quale ebbe molta importanza nella sua formazione astrologica.
Ben presto le sue qualità umane e diplomatiche vennero riconosciute e non fece fatica a entrare in politica diventando senatore della Repubblica e consigliere della Serenissima a Corfù. Ricoprì anche molte cariche dello Stato diventando di volta in volta provveditore ai Beni inculti (cioè magistrato per le grandi bonifiche), provveditore agli Ori e Monete, poi senatore, provveditore alle Fortezze, provveditore alle Artiglierie, ecc.
L’opera a cui prima accennavo si intitola “L’Anatomia Celeste del clarissimo signor Girolamo Diedo Nobile Venetiano, dove s’insegna il partir le case della Figura Astrologica…”[1], edita a Venezia nel 1593 ma scritta molto prima visto che il libro inizia con una dedica del 10 aprile 1584 a Francesco Giuntini (forse questa una seconda edizione?), dedica nella quale Diedo fa sì gli elogi al suo vecchio maestro per l’uscita della sua opera “Speculum astrologiae”, ma anche si duole di non aver trovato in così grande opera ciò che sperava di trovare; perciò, continua, s’era adoperato lui stesso a scrivere qualcosa in merito, anche se non era poi tanto sicuro di portare avanti tale impresa più che altro per i tanti impegni politici, cosa che invece venne fatta soprattutto per le tante insistenze del suo maestro Annibale Raimondo.
In quest’opera Diedo espone un tipo di domificazione del Tema natale che basandosi sul movimento delle ore anticiperà di settant’anni quello più famoso di Placido Titi.
E però così come il sistema placidiano può dirsi debitore di quello del Diedo, così questo lo è delle idee e delle tesi dell’astronomo e filosofo ebreo spagnolo Abrāhām ibn ‘Ezrā (1092-1167) che aveva trattato di tale metodo di domificazione nel suo “Liber de rationibus tabularum”[2], pur nessuno dei due facendo accenno a chi l’aveva preceduto, né Placido di Diedo né questi di ibn ‘Ezrā, anche se Diedo chiama tolemaico il suo sistema, cioè asserisce che Tolomeo, pur non esplicitamente, pensava ad un sistema di domificazione basato sul movimento delle ore:
[…] altro modo non troveremo (s’io non m’inganno con gli altri) che tanto ragionevol sia (come io con la gratia del Signor Dio son per dimostrare) quanto quello accennato da Tolomeo […] ch’altro intendimento non è stato il suo, se non, ch’ella [la domificazione, N.d.A.] si faccia per via dell’alterato movimento dell’ore […], ed esse [le Case, N.d.A.] trovansi lontane l’una dall’altre, da una per ore 2, da un’altra per ore 4, da due per 6; da una per 8, da un’altra per 10; & da una solamente per 12. L’undecima casa, per darne l’essempio, s’allontana dalla duodecima per ore 2; dalla ottava, e parimente dalla seconda per 6; dalla terza per 8, dalla sesta per 10, e dalla quinta suo opposito punto per 12 (libro I, cap. I, foll. 4v-5r).
Ovviamente tratta di ore temporali, ascensioni rette, ascensioni oblique e ascensioni miste, termine quest’ultimo da lui inventato:
A questa ascensione [si riferisce all’ascensione retta di un ipotetico Medio Cielo pari a 216° 36’, N.d.A.] io dono 30 gradi, come fa il Monteregio [cioè l’astrologo tedesco Regiomontano, N.d.A.], e nascono 246 gradi, e 36 minuti, chiamati da lui l’ascensione obliqua della XI casa; laquale ascensione (parendomi con poca ragione essere nominata obliqua, non ci essendo altra ascensione, che propiamente così nominar dobbiamo per eccellenza, che le parti dell’Equatore, poste nell’Oriente per rispondere ad ogni punto del Zodiaco, venuto, ò presupposto in quel luogo) ho quì voluto chiamarla mista, essendo in un certo modo composta di gradi retti, e d’obliqui […]. Con la predetta ascensione mista della XI stanza io rassommo 30 gradi, e formo l’ascensione mista della XII casa di 276 gradi, e 36 minuti, à quali aggiunti 30 gradi, ritruovo l’ascensione obliqua dell’ascendente di 306 gradi, e 36 minuti (libro I, cap. III, fol. 9v).
A fine opera sente anche il dovere di scusarsi con i propri lettori, nonostante la ricercatezza nello scrivere, per non aver rispettato fino in fondo la lingua toscana:
Prima, che si venga alla tavola delle cose principali, spiegate in questo Libro, ci occorre d’aggiungere agli studiosi, che, essendosi quà entro trattato solamente d’arte arimetica, e di scienza astrologica, non si è posta molta cura di essere isquisiti nella lingua toscana, si come non si è ancora usato gran diligenza nell’ortografia, havendosi anzi scritto alcune parole ora in un modo, & ora in un altro; e tra l’altre, la perchè, la perciochè, e simili, si sono da principio stampate in questo modo con l’accento grave, come è piaciuto ad alcuni, parendo, che la pronuntia lo richieda […] (fol. 213r).
Diedo morì a Venezia il 2 agosto 1615.
[1] Titolo dell’opera: L’Anatomia Celeste del Clarissimo Signor Girolamo Diedo Nobile Venetiano, dove s’insegna il partir le case della Figura Astrologica, il cercar le direttioni, e l’adeguar gli aspetti de’ pianeti, per la misura del moto dell’Ore d’ogni punto del Zodiaco, regolato dal corso dell’Equatore; divisa in due libri. Ne’ quali sono, infra l’altre, alcune Tavole Astronomiche di mirabile inventione; e si veggiono ancora in ogni parte del Cielo gli essempi di tutte le maniere di esse direttioni: Leggendovisi appresso molte cose dignissime, e forse non più trattate per a dietro nella nobilissima scuola dell’Astrologia, nuovamente posti in luce, In Venetia, MDXCIII. Appresso Damiano Zenaro. L’opera è presente nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (collocazione: MAGL.5.5.384).⇑
[2] Cfr. El libro de los fundamentos de las Tablas Astronómicas de R. Abraham Ibn ‘Ezra, edición crítica, con introducción y notas por JOSEP MARIA MILLÀS VALLICROSA, Madrid-Barcellona, Consejo Superior de Investigaciones Cientificas, Instituto Arias Montano, 1947.⇑
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