02 - 07
2013
La mia relazione tenuta al XIII Convegno Astrologico Torinese “Vocazione e lavoro“, Torino, Italia, 1 Giugno 2013 (pubblicata negli Atti).
Lavoro: impiego di energia per raggiungere uno scopo ben preciso, ovvero attività materiale o intellettuale per mezzo della quale si producono beni e servizi e che viene esplicata in cambio di una retribuzione. Deriva dal latino labor, col significato di fatica, in questo caso quella occorrente per poter portare a casa il pane quotidiano.
Vocazione: dal latino vocatio, da vocare, cioè ‘chiamare’, da vox, ‘voce’. Si intende con questo una particolare sensibilità, un’innata passione, sentimento o trasporto verso un certo tipo di vita, di missione, sentendosi il soggetto come chiamato verso essa da una voce interiore.
Nel Tema natale possiamo rintracciare queste due categorie (lavoro e vocazione) seguendo due strade.
Prima strada
Comunemente viene detto che le Case legate al lavoro sono quelle in analogia con l’elemento Terra, cioè la 2ª, la 6ª e la 10ª, con la 2ª che rappresenta gli strumenti, gli arnesi del mestiere, la 6ª l’uso di questi strumenti quindi il momento stesso della lavorazione, la 10ª il prodotto finale, l’opera compiuta, ciò che abbiamo realizzato. Anche, possiamo vedere nella 2ª i nostri talenti, nella 6ª il lavoro sottoposto, nella 10ª il lavoro autonomo.
Fermiamoci per un attimo a queste ultime due Case, la 6ª e la 10ª. Possiamo imputare queste loro qualifiche – lavoro sottoposto, lavoro autonomo – al fatto che una si trova sotto l’orizzonte e l’altra sopra l’orizzonte? Verrebbe da rispondere di sì, in special modo se pensiamo che la linea dell’orizzonte (Ascendente/Discendente) separa il Cielo dalla Terra, così che nella parte inferiore di un Tema troviamo la Terra, in quella superiore il Cielo.
Il lavoro sottoposto (la 6ª) è sulla e della Terra, e pensiamo magari al contadino che curvo sotto il sole zappa il terreno, o anche all’operaio che col sudore della fronte fatica per portare a casa il salario; oppure, tornando indietro nel tempo a quando vennero codificati i significati delle Case, all’operaio egiziano che con sforzo e pena trasportava i blocchi di pietra per costruire la piramide del suo faraone. Viene alla mente la cacciata di Adamo dal Paradiso Terrestre: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane…”.
Nella 10ª, che invece sta ed è del Cielo, vien messo il lavoro autonomo, ma più che autonomo direi il lavoro non dello schiavo egiziano di cui sopra, del contadino o del manovale, ma quello che era svolto al cospetto o per il signore di turno, visto e considerato che la 10ª rappresenta anche il potere, il re, il sovrano. Quindi in 10ª possiamo vedere colui che ha una mansione più “pulita” o “intellettuale” di quella che si esercita in 6ª Casa.
Oggigiorno, estremizzando e comunque tanto per fare un esempio, possiamo vedere in 6ª la badante, in 10ª l’architetto.
E però se ci fermassimo solo a questo rischieremmo di avere una visione parziale del tutto. Direi quindi di proseguire e di andar dietro a quella traccia che ci faceva vedere la Terra sotto, il Cielo sopra.
La Terra è il palcoscenico sul quale viviamo, amiamo, ci disperiamo, ci rallegriamo; da essa traiamo il nostro sostentamento, su di essa sgobbiamo quotidianamente. Possiamo quindi mettere un punto fermo e dire che la 6ª Casa rappresenta il lavoro (labor) in quanto tale, cioè quella “attività materiale o intellettuale per mezzo della quale si producono beni e servizi e che viene esplicata in cambio di una retribuzione”.
Il Cielo invece è la dimora degli dèi, ma non solo: è il luogo dove vanno a risiedere le singole anime staccatesi dalla Terra, separatesi dal corpo lasciato qui sulla Terra, quindi il Cielo come luogo delle forme fisiche diventate nuovamente spiriti, mentre la Terra è luogo degli spiriti diventati forme fisiche, calati in una forma fisica. Il Cielo come il luogo della Grande Anima Universale dalla quale si è staccato il nostro Daimon personale, il nostro spirito, la guida interiore, la voce interiore.
In questo senso la 10ª Casa, abitando il Cielo, rappresenterà quella “particolare sensibilità, quella innata passione, sentimento o trasporto verso un certo tipo di vita, di missione, sentendosi il soggetto come chiamato verso essa da una voce interiore”.
Ecco che nella 10ª Casa possiamo vedere la “vocazione”.
Ma attenzione:
la vocazione qui descritta non va però assimilata al semplicistico “mi piace fare questo o quello”, non è sinonimo di mera inclinazione verso una particolare attività, poiché sono due categorie diverse, operano e abitano su due livelli differenti: la vocazione è una “chiamata”, è qualcosa che proviene dal cielo ovvero dal nostro Daimon, è qualcosa di speciale, di unico, non sempre e non a tutti accade, è evento raro checché se ne pensi e quando accade non è facile da vivere, spesso crea più tormento che altro, fa soffrire. Ciò che invece “mi piace fare” può essere sì un’inclinazione anche innata, ma attiene più al novero della mente che non dell’anima o dello spirito. Perciò la vocazione che qui intendo è quella che si fa sentire, partecipa e appartiene a due sole qualità, a due sole classi: quella religiosa/spirituale e quella laica/sociale/solidaristica.
Ricapitolando, nella 6ª abbiamo il labor, nella 10ª la vocatio, la chiamata, con quest’ultima che parte dal nostro Spirito personale rimasto in cielo e che arriva alla nostra anima.
Ma ho appena detto che la vocazione può essere di due tipi: religiosa o laica, spirituale o sociale/solidale.
Ebbene, se la 10ª è la vocazione, o per meglio dire la dimora del concetto “vocazione”, per far sì che questo concetto si esplichi ci sarà bisogno di qualcuno o qualcosa che metta in pratica tali propositi o direttive, così come le direttive di un re, di un sovrano vengono attuate dai suoi ministri.
Chi sono allora i “ministri” della 10ª Casa? Visto i tipi di vocazione qui considerati possiamo dire che questi ministri sono le due Case che stanno una a destra l’altra a sinistra del re-10ª Casa, cioè la 9ª e l’11ª.
Ed è così che nella 9ª, una Casa che gli antichi chiamavano “Dio” o “manifestazione di Dio”, avremo la vocazione spirituale, religiosa, mentre nell’11ª la vocazione laica, sociale, solidale. D’altronde l’11ª Casa è in analogia con l’undicesimo Segno, l’Acquario, che leghiamo al sociale, alla solidarietà, all’aiuto agli altri, alla fratellanza, all’amicizia, alla coscienza sociale, all’altruismo, ecc., ecc.
Ricapitolando, nella 6ª abbiamo il lavoro; nella 10ª la vocazione in quanto tale, non ancora differenziatasi; nella 9ª e nell’11ª abbiamo invece la differenziazione della vocazione, le due facce della sua espressione: quella religiosa/spirituale e quella laica/sociale/solidaristica.
Seconda strada
Un’altra traccia da seguire potrebbe essere quella che parte sempre dalla 6ª intesa come labor ma che arriva ad una diversa destinazione. Quale destinazione?
Se il lavoro è inteso anche come un qualcosa di obbligato e poco o punto scelto ma che va svolto per poter vivere, allora è l’opposto della vocazione che, seppur a volte non coscientemente, è scelta, voluta e sentita contro ogni se e ogni ma. E se è l’opposto allora si troverà all’opposto della 6ª Casa, quindi in 12ª.
Come? La tanto vituperata Casa 12? Quella degli ospedali e dei luoghi di pena?
Proprio lei! D’altronde ogni Casa cela tra le sue pieghe significati che a prima vista o a una visione superficiale non appaiono ma che sono ben presenti.
La 12ª è una Casa analogica al Segno dei Pesci, che gli antichi ponevano sotto Giove, il Padre degli Dei, la Somma Divinità, in una parola, Dio [1].
Ma Giove è anche il signore del Sagittario, Segno analogico alla 9ª Casa, e sappiamo che gli antichi chiamavano la 9ª Casa “Dio” o “manifestazione di Dio”.
Esiste quindi un rapporto tra la 9ª e la 12ª, tutte e due sotto “Dio”, rapporto reso ancor più parlante se le analizziamo con la tecnica delle Case Derivate.
Da questo lato notiamo infatti che la 12ª è la 4ª partendo dalla 9ª, e se la 4ª è la casa, l’abitazione ovvero da dove provengo, allora la 12ª è il luogo in cui abita Dio, la casa di Dio. Se ci fate caso questo è cristianamente ineccepibile perché se la 12ª è la Casa degli ospedali, dei luoghi di pena, della sofferenza, dei reietti, allora è proprio lì che Dio abita, in mezzo a chi soffre, agli emarginati, agli ultimi.
Quindi la 12ª è la Casa 1ª degli ultimi.
Anche, se è la casa di Dio allora la 12ª rappresenterà il Regno dei Cieli, così che possiamo dire: “Beati gli ultimi perché saranno i primi nel Regno dei Cieli”.
Quando poi il Sole (luce, div, deva, deus, dio) è in 12ª Casa, cioè è appena sorto all’orizzonte, noi possiamo anche guardarlo, seppur con cautela, senza che questo ci crei grossi problemi alla vista, mentre quando è alto nel cielo il suo bagliore acceca. Questo vuol dire che in 12ª noi possiamo “guardare” Dio, entrare in contatto con lui, relazionarci, parlarci, ascoltarlo, entrare in contatto con il nostro Daimon.
Ecco che se la 6ª rappresenta la Terra e le sofferenze patite e sopportate sulla Terra, quindi anche il lavoro fatto col sudore della fronte, il lavoro svolto per vivere, per avere il pane quotidiano, la 12ª rappresenta il Cielo, il Regno dei Cieli, quindi il luogo dal quale parte la voce che ci chiama, che va a informare il nostro Daimon, la nostra vocazione.
Ma come impiegare queste tracce in un Tema natale?
Facendo affidamento sulle Case suddette e i loro pianeti governatori (compresi quelli eventualmente esaltati): così se in un Tema natale vediamo il governatore della 6ª che ha un legame, diretto o indiretto, con il governatore della 10ª o della 12ª, possiamo pensare che il titolare di quel Tema riuscirà a seguire la propria vocazione o che comunque il lavoro che andrà a svolgere sarà molto vicino a ciò che sentiva dentro di sé come “chiamata”. Lo stesso vale con i pianeti governatori della 9ª e dell’11ª.
In pratica si tratta di usare i pianeti governatori di queste Case e osservare i rapporti che intercorrono tra loro: così possiamo avere, ad esempio, il governatore della 6ª congiunto al governatore della 10ª o della 12ª, oppure il governatore della 6ª nella stessa Casa (a volte anche nello stesso Segno) dove si trova il governatore della 10ª o della 12ª, o ancora il governatore della 6ª negli stessi succitati rapporti con quello della 9ª, dell’11ª o della 12ª. Insomma, osservare il gioco di aspetti e posizioni che coinvolgono questi pianeti e le Case suddette e, inserito questo nell’insieme del Tema, prendere il tutto come traccia da seguire per capire se e quanta “vocazione” c’è nel Tema.
Ma facciamo alcuni esempi didattici.
Questo che vediamo è il Tema natale di Albert Schweitzer [2], il grande medico, missionario, teologo, filosofo e musicista che spese la sua vita in Africa, nel Gabon, a Lambaréné, costruendo un ospedale per alleviare, curare, salvare la popolazione indigena, curando malattie come lebbra, febbre gialla, vaiolo. Venne insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1953. Sin da piccolo sentiva “una spiccata e generosa emotività per la natura e gli animali”, pregando continuamente Dio affinché proteggesse tutte le creature viventi. Sensibile, attratto dalla musica, divenne anche un celebre organista. Eppure lasciò tutto e tutti per andare a curare chi non aveva nemmeno da sfamarsi, decisione avversata dai familiari, dagli amici, dai suoi concittadini, dai giornali stessi che non capivano come un musicista di successo potesse abbandonare tutto per andare a vivere nella foresta.
Osservando il suo Tema natale vediamo la 6ª Casa in Pesci, governata quindi da Giove e da Nettuno. La 10ª Casa è in Cancro, governata dalla Luna e con Giove in esaltazione.
Vediamo che la Luna è in aspetto sia a Nettuno sia a Giove. Da considerare che in queste analisi non faccio distinzione fra i tipi di aspetto, cioè tengo conto solo del legame esistente fra due pianeti, indipendentemente dal fatto che tale legame possa essere di congiunzione, trigono, quadratura o opposizione, cioè mi interessa il legame in sé.
La 9ª Casa è in Gemelli, governata da Mercurio. L’11ª Casa è in Leone, governata dal Sole.
Mercurio e Sole sono uniti tra loro (con uno scarto di pochi primi di grado).
Mercurio è anche il signore di Casa 12, e qui è legato a Nettuno signore di Casa 6.
La 12ª Casa, essendo la sua cuspide in Vergine, la metto anche sotto Cerere, che qui vediamo in 9ª.
Questo ci dice che Schweitzer aveva forti probabilità di avere una vocazione e di riuscire a praticarla, vocazione che qui vediamo essere di tipo “misto”, cioè sia religioso/spirituale (9ª Casa. Mercurio) sia laico/sociale/solidale (11ª Casa, Sole).
A questo punto, dopo aver cercato (trovato?) gli indizi per capire dove potrebbe stare la vocazione in un Tema natale, sorge obbligatoria una domanda: quale tipo di vocazione? Cioè: verso quale “missione” il Daimon personale chiama o vuole che andiamo?
La risposta non è certo facile.
Possiamo comunque avvicinarci analizzando un piccolissimo strumento lasciatoci in eredità dagli antichi astrologi, componente di quella grande famiglia che passa sotto il nome di Parti Arabe: la Parte del Sole, che i nostri predecessori chiamavano, guarda un po’, “Daimon”, e che Rudhyar chiamò Parte di Spirito.
Può questo piccolissimo e misconosciuto elemento darci qualche indicazione? Forse, ma sappiamo che nessun elemento ha in sé la chiave che apre la cassaforte essendo la sua apertura conseguente a un’azione combinata di tutti gli elementi presenti. Anche un Tema ha, come una cassaforte, una “serratura a combinazione”, e solo accordando opportunamente tutti i suoi elementi il Tema si aprirà a noi.
Comunque, siccome da qualche punto dobbiamo partire, perché non farlo da questo?
La formula per trovare la Parte del Sole è Ascendente + Sole – Luna, cioè prendiamo la distanza che separa la Luna dal Sole (secondo l’ordine dei Segni) e l’aggiungiamo all’Ascendente.
Ritornando al Tema natale di Schweitzer vediamo che la sua Parte del Sole cade a 14° 41′ Cancro e in 9ª Casa.
Sappiamo che le Parti Arabe, essendo punti fittizi, immateriali, cioè senza corpo, per potersi palesare, per esprimersi, hanno bisogno di farlo attraverso un elemento che abbia un corpo, e questo elemento è il pianeta signore del Segno nel quale esse si trovano.
In questo caso l’astro rappresentante della Parte del Sole, il Daimon di Albert Schweitzer, è la Luna, che qui vediamo legata a Nettuno e a Giove signori di 6ª. Non solo: questa Luna governa la 10ª Casa-vocazione, è legata al Sole signore dell’11ª-vocazione laica/sociale e a Mercurio signore della 9ª-vocazione spirituale e della 12ª-vocazione.
Quando usiamo le Parti Arabe è importante studiare il pianeta rappresentante della Parte in tutte le sue sfaccettature, in special modo è essenziale osservare da quale pianeta questo proviene e verso quale si sta dirigendo, cioè osservare come è “inquadrato”, quale astro ha dietro e quale ha davanti a sé: nel nostro caso la Luna “proviene” da Saturno e “si sta dirigendo” verso Nettuno, cioè sembra essere spinta alle spalle da Saturno per andare nelle braccia di Nettuno .
Questo ci dice che il Daimon, la voce interiore di Schweitzer (appunto la Luna), si esprime attraverso questi due principi, questi due archetipi: sarà grazie a loro che la Luna/Parte del Sole potrà creare le premesse affinché il soggetto possa sintonizzarsi con la sua voce interiore, creare cioè quelle situazioni interiori ed esteriori, psichiche e fisiche, spirituali e profane capaci di far scattare la “vocazione”, situazioni da lui vissute, tanto per citarne alcune, come:
1) Infanzia malaticcia, carattere taciturno, lentezza nell’imparare a scrivere e a leggere (Saturno) ma trasporto per l’arte, la musica, l’amore per la natura e tutti gli esseri viventi (Nettuno).
2) Tristezza e timidezza (Saturno) che sente di poter superare attraverso una fede (Nettuno).
3) Rigore, moralità, senso della giustizia, perseveranza e cocciutaggine (Saturno) messi al servizio di un’ideale umanitario (Nettuno).
4) Fortissima sensibilità quindi acuta percezione delle difficoltà sociali di una parte dell’umanità (Saturno in Acquario) con necessità di porvi rimedio attraverso un’azione dirompente, un’iniziativa sacrificale (Nettuno in Ariete).
5) Coscienza di una decadenza (Saturno) della spiritualità dell’uomo (Nettuno).
6) Comportamento morale, etico-esistenziale (Saturno), che si fonde in un rapporto spirituale con l’Universo (Nettuno).
La svolta, la decisione, avvenne nel 1904, a ventinove anni, quando lesse un comunicato del direttore della Società Missionaria di Parigi (Société des missions évangéliques), Alfred Boegner, che recriminava sulla mancanza di personale specializzato per svolgere un adeguato e utile lavoro in una missione nel Congo: “Mi riusciva incomprensibile che io potessi vivere una vita fortunata, mentre vedevo intorno a me così tanti uomini afflitti da ansie e dolori […]. Mi aggrediva il pensiero che questa fortuna non fosse una cosa ovvia, ma che dovessi dare qualcosa in cambio […]” [3].
La Luna (il Daimon), con le Direzioni Simboliche, era a 24° Toro, in esatto aspetto a Sole e Mercurio signori della 9ª, dell’11ª e della 12ª.
Per quanto riguarda i transiti Saturno transitava in Acquario sulla sua stessa posizione natale, mentre Nettuno era in Cancro congiunto a Cerere (la Grande Madre Terra) signore di 12ª.
Ma facciamo un altro esempio.
Questo è il Tema natale di San Giovanni Bosco [4], fondatore dei Salesiani, congregazione da lui fondata nel 1859 a coronamento della sua intensa attività di apostolato e recupero della gioventù povera e abbandonata di Torino, bisognosa di istruzione, di educazione, di amore e di riscatto.
Usiamo ovviamente lo stesso criterio utilizzato nel caso precedente.
6ª Casa in Gemelli, governata da Mercurio.
9ª Casa in Bilancia, governata da Venere e da Saturno in esaltazione.
10ª Casa in Scorpione, governata da Marte e Plutone.
11ª Casa in Sagittario, governata da Giove e Nettuno.
12ª Casa in Sagittario, governata da Giove e Nettuno.
Vediamo che Mercurio, signore di 6ª, è in aspetto a Venere signore di 9ª, a Saturno signore per esaltazione sempre della 9ª, a Giove signore dell’11ª e della 12ª: sembrano esserci gli agganci per poter parlare di contatto con la propria voce interiore.
Ma calcoliamo anche qui la Parte del Sole: vediamo che cade a 24° 36′ Leone, in congiunzione addirittura al suo pianeta rappresentante, il Sole, e in congiunzione al Vertex, l’Ascendente dell’Anima!
Il Sole, in questo caso il Daimon di Don Bosco, è in aspetto a Marte e Plutone signori della 10ª Casa-vocazione (e ovviamente in aspetto – congiunto – all’Ascendente dell’Anima). Vediamo poi che questo Sole “proviene” da Mercurio “per dirigersi” verso la congiunzione Venere/Giove, il che ci dice che la voce interiore di Don Bosco (il Sole) si esprime attraverso questi tre principi, questi tre archetipi: sarà grazie a loro che il Sole potrà creare le premesse affinché il soggetto possa sintonizzarsi con la sua voce interiore, creare cioè quelle situazioni interiori ed esteriori, psichiche e fisiche, spirituali e profane capaci di far scattare la “vocazione”. Da considerare poi come Mercurio governi la 6ª, Venere la 9ª e Giove l’11ª e la 12ª.
Mercurio è il pianeta dell’apprendimento e dell’insegnamento, degli scolari, dei ragazzi, dei fanciulli, ma anche del gioco, del divertimento, del senso dell’umorismo.
L’accoppiata Venere/Giove può anch’essa essere vista come gioia, gioco, allegria, divertimento; è indice di bontà, di natura gentile, di propensione ad attività legate ai giovani, all’insegnamento, di attitudine alle attività sociali e ricreative, di capacità di ridare gioia e speranza a coloro che soffrono.
Molto religioso sin da piccolo, per avvicinare i suoi amichetti alla Messa, al Rosario, alla preghiera, il giovane Bosco s’ingegnò prestigiatore, saltimbanco, giocoliere: cercava così di accattivarseli col gioco e il divertimento. Fondò addirittura, insieme ad altri compagni che l’aiutavano in questo, la Società dell’Allegria.
Sappiamo poi che la “chiamata” di Don Bosco avvenne tramite un sogno (lo racconta lui stesso) che fece pochi mesi prima di compiere nove anni (probabilmente il 30 giugno 1824): il Sole (il Daimon), con le Direzioni Simboliche, si trovava a 01° 43′ Vergine, in aspetto a Urano, signore notturno del Capricorno quindi dell’Ascendente, pianeta che poi in quel momento stava transitando a 14° Capricorno, congiunto alla Luna natale.
Nel 1839 morì un suo caro amico e collega, Luigi Comollo, ad appena ventidue anni. Il giorno successivo alla sua sepoltura (4 aprile 1839), mentre Don Bosco era in preghiera nel seminario di San Filippo, sentì un rumore provenire dal corridoio; aprì la porta e rimase abbagliato da una luce multicolore dalla quale proveniva la voce dell’amico morto che gli diceva: “Bosco, Bosco, Bosco! Io sono salvo“, in tal modo rispettando una promessa che i due amici si erano fatta tempo addietro, cioè che il primo dei due che moriva avrebbe portato all’altro la notizia che era salvo: il Daimon di Don Bosco, cioè il Sole, sempre con le Direzioni Simboliche, si trovava a 16° 33′ della Vergine, in aspetto a Nettuno!
Quando fondò i Salesiani (Societas Sancti Francisci Salesii), il Sole (il Daimon), sempre utilizzando le Direzioni Simboliche, si trovava a 07° 13′ Bilancia, raggiungendo così il suo “traguardo”, cioè la congiunzione Venere/Giove, come se il Sole avesse preso Mercurio (i giovani) e lo avesse depositato tra le braccia di quella congiunzione, realizzando (iniziando a realizzare) la sua vocatio su questa terra.
Questo della Parte del Sole quindi dell’individuazione del rappresentante del nostro Daimon è uno strumento utilizzabile anche a prescindere da tutto il discorso sulle Case del “lavoro” e della “vocazione” finora fatto, uno strumento che può essere usato e dare il suo buon contributo per capire quali principi e archetipi stanno alla base ovvero vanno a informare il nostro Daimon, la nostra voce interiore, il nostro spirito guida.
Facciamo un ulteriore esempio con il Tema di Rita Levi Montalcini, la grande scienziata insignita del Premio Nobel per la medicina nel 1986 per aver scoperto l’NGF (Nerve Growth Factor), il fattore di crescita nervoso, una molecola che regola e favorisce la crescita delle cellule del sistema nervoso e che agisce sul sistema autoimmunitario ed endocrino.
Donna dal carattere tenace, libera, molto attiva in campagne politiche e sociali, non ultime quelle in difesa di un ruolo più incisivo e presente delle donne non solo nel mondo accademico, Rita Levi Montalcini sentì sin da piccola la vocazione per la scienza. Caparbia, testarda e motivata dalla sua voce interiore sfidò le regole familiari e scelse la sua strada, quella dello studio, della medicina, della ricerca, senza mai sposarsi, anzi, sposando il proprio lavoro.
Se noi calcoliamo la sua Parte del Sole vediamo che va a cadere a 08° 01′ Scorpione, in 11ª Casa, il che ci dice che il suo Daimon è rappresentato dai governatori di questo Segno, Marte e Plutone.
Prendiamo Marte, qui collocato in Acquario.
Lo vediamo “provenire” da Urano e “dirigersi” verso Saturno (peraltro signori dell’Acquario).
È quindi Urano che spinge alle spalle il suo Daimon, e Urano è pianeta legato all’anticonformismo, alla curiosità, alla libertà e all’indipendenza, fisica e mentale, ai movimenti di protesta, al riscatto sociale. A Urano stanno strette le regole, distrugge i dogmi. Ma anche è il pianeta della tecnica, delle invenzioni, delle scoperte in campo scientifico, senza dimenticare che è anche rappresentante del sistema nervoso.
Saturno dal canto suo è tenacia, rigore, determinazione, applicazione, serietà, studio. Saturno è anche privazione, il celibato. Saturno è la ricerca di laboratorio.
Diciamo quindi che il suo Daimon risente di queste energie, è orientato da esse, sono il veicolo sul quale ha viaggiato la “chiamata” per Rita Levi Montalcini, così che scienza, tecnica, ricerca di laboratorio, solitudine, studio e applicazione sono le ali che il suo Daimon ha dispiegato per volare alto nel cielo e rispondere alla sua voce interiore.
Ma abbiamo anche Plutone, che qui vediamo “provenire” dalla Luna e “dirigersi” su Nettuno.
Un encadrement, questo, che invece ci parla di amore per la natura, di ispirazione artistica, di senso poetico sviluppato, di fantasia, di suggestione, di attenzione ai richiami dell’anima, dell’inconscio, di sensibilità alle sofferenze, ma anche di inquietudine, di apprensione, di travaglio interiore, di bisogno di radici e nel contempo di voglia di salpare l’ancora.
Notiamo come questo encadrement, a differenza dell’altro coinvolgente Marte, risulti meno attinente a quello che sappiamo essere stato il percorso di vita e professionale di Rita Levi Montalcini. Un encadrement, quello di Marte, che possiamo definire “scientifico”, mentre questo di Plutone lo possiamo definire “artistico”.
Come conciliare il tutto? Forse che in lei si celavano due anime? O forse è perché Rita Levi Montalcini aveva una sorella gemella? Una sorella artista, pittrice e scultrice?
Sarei molto più propenso a prendere per buona quest’ultima opzione. D’altronde è risaputo che i gemelli vivono gli aspetti planetari del loro Tema in maniera “bidirezionale”, nel senso che, posta ad esempio un’opposizione Sole/Luna, uno vive il Sole opposto alla Luna, l’altro la Luna opposta al Sole. E non sembri la stessa cosa.
Un’ultima annotazione: da giovane Rita Levi Montalcini voleva andare a lavorare in Africa insieme al dottor Schweitzer…
E qui si chiude il cerchio.
[1] “Il nome italiano Giove è palesemente legato a Jovis, il genitivo di Juppiter. E la forma latina Juppiter […] è nata da una formula di invocazione, dyeu peter (indoeuropeo) che vuol dire Cielo padre! e corrisponde esattamente al vocativo greco Zeû páter. Vicino a Juppiter si è conservata la forma Diespiter, corrispondente al vedico dyauh pita. Dyeu e dyauh, poi, si legano alla radice div (che richiama la luminosità del cielo) e dà, in sanscrito, la forma deva, e da cui deriva il latino deus, italiano Dio” (A. Anzaldi, L. Bazzoli, Dizionario di Astrologia, Rizzoli, Milano 1988, p. 194 ).⇑
[2] Fonte dati: Reinhold Ebertin – Meridian 1/1980. In: archivio DAV (Deutscher Astrologen-Verband).⇑
[3] A. Schweitzer, La mia vita e il mio pensiero, Edizioni di Comunità, Milano 1983.⇑
[4] Fonte dati: archivio CIDA (G. Mirti) e AstroDataBank di Lois Rodden.⇑
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