22 - 08
2018
Se vi dicessi che esiste un rapporto, una parentela, fra Nettuno e Saturno o fra Nettuno e il Capricorno, ci credereste? Probabilmente no. Molti si chiederanno che cosa ci potrà mai essere in comune fra questi tre elementi. Ne ho già parlato in un precedente articolo ma voglio qui riprendere l’argomento.
Per capire se esiste una parentela tra loro è necessario però che si vada indietro nel tempo a ritrovare i loro significati originali: così facendo scopriremo che Nettuno ha molti agganci con l’elemento Terra, con Saturno e con il Capricorno, quasi fossero simboli nati dallo stesso uovo.
Intanto, e comunque, possiamo dire che anche e solo considerando Nettuno nella sua sola accezione di elemento legato alla spiritualità, alla religiosità, al misticismo, alla trascendenza, allo staccarsi dal mondo materiale per ritirarsi in meditazione, possiamo ben collegarlo all’ascetico e mistico – sì, mistico – Segno del Capricorno di cui uno dei simboli, la grotta, ha visto nascere nientemeno che il “Figlio del falegname” – o del “carpentiere” secondo alcune traduzioni – cioè il capricornino Gesù.
E sapete qual era uno dei nomi babilonesi del Cancro, cioè del Segno opposto al Capricorno? Nagaru, che vuol dire “carpentiere”[1]. Molto interessante, non vi pare? In Cancro abbiamo il “carpentiere”, cioè colui che costruisce lo scafo della nave, mentre in Capricorno il “Figlio del carpentiere”. Già questo ci parla di un asse che in qualche modo ha a che fare con il costruire un qualcosa che serve da mezzo di locomozione, riparo, dimora, vuoi esso una barca (o un’arca) o, per estensione, una casa o addirittura una città.
Ma torniamo al nostro Nettuno. Anche da un punto di vista etimologico troviamo agganci con la terra: Nettuno-Poseidone, o Poteidan in lingua dorica, vuol dire “sposo della dea Dâ”, cioè di Demetra, qui intesa come Terra. Anche, veniva chiamato Gaiaochos, che vuol dire “colui che tiene la Terra”. Governava i terremoti, da cui il nome Enosigaios, “colui che scuote la terra”. Ciò presuppone uno stretto legame con la terraferma[2]. Gli erano sacri la pecora e il cavallo, animali terrestri. Quando nacque, affinché non finisse tra le fauci di suo padre Saturno, la madre lo nascose in un gregge di pecore presso la sorgente Arne, la “sorgente della pecora”. A Poseidone venivano resi onori sia sulla costa che nell’entroterra.
Presso i Sumeri era il dio Enki (“Signore del Territorio” o “Signore della Terra”: En = Signore, ki = Terra), personificazione dell’abisso primordiale (Apsu), del sottosuolo e delle acque sotterranee, e in seguito, per estensione, anche del mare e dei fiumi.
Non solo: sapete come era raffigurato il dio Enki-Poseidone presso i Sumeri? Nientemeno che da un montone dalla coda di pesce! Vi ricorda qualcosa?
Era poi considerato il patrono degli architetti[3], ma anche dei fabbri, degli intagliatori di pietre, degli orefici, dei giardinieri e degli agricoltori, oltre ovviamente che dei pescatori e dei naviganti.
Si dice che la sua prima dimora, in cielo, era – udite, udite! – presso il tropico del Capricorno, mentre la seconda sulla cosiddetta “Stella Gigante”, una pulsar della Costellazione della Vela indicata oggi con la sigla PSR 0833-45[4], prodotto dell’esplosione di una supernova avvenuta diecimila anni fa il cui residuo è oggi la Nebulosa Gum, la più grande che si conosca nella Galassia e che si estende per 50° attraverso intere costellazioni australi come la Vela e la Poppa, costellazioni che facevano parte della grande Costellazione della Nave di Argo prima che venisse frazionata in epoca moderna in tre costellazioni separate: la Carena, la Vela, la Poppa; le stelle della Nave di Argo, secondo Tolomeo, hanno natura principalmente di Saturno e inducono all’alcolismo e a incidenti connessi all’acqua o ai corsi d’acqua (Robson).
Altri[5] danno come dimora celeste del Nettuno sumero la stella Canopo, l’alfa della Costellazione della Carena, seconda stella per luminosità dopo Sirio, situata nei pressi del Polo Sud dell’eclittica, stessa stella, guarda caso, dove secondo vari miti avrebbe preso dimora anche il sovrano decaduto dell’Età dell’Oro, vale a dire Saturno.
Enki-Poseidone-Nettuno, poi, come Saturno, era chiamato il “signore delle misure”, e addirittura veniva considerato il costruttore, quindi l’architetto, della prima città in assoluto, Eridu, la prima città-tempio, il primo insediamento urbano umano. Anche, nel mito sumero del diluvio, fu lui a dare a Utnapistim (il Noè sumero) le coordinate per costruire l’arca (ricordate “il carpentiere”?).
Come vediamo, l’originale raffigurazione di Enki, passato nel mondo ellenico come Poseidone e in quello latino come Nettuno, non era solo marina ma anche terrestre: d’altronde abbiamo visto la sua personificazione in terra sumera come montone dalla coda di pesce (Capricorno), abbiamo scoperto un suo patronato sugli architetti (Saturno) e che è stato il costruttore della prima città in assoluto apparsa sulla Terra.
Ecco che Nettuno, andando a ritrovarne i significati originari, si presenta a noi sotto una luce diversa, si veste di panni che nemmeno immaginavamo – ma è di Nettuno il camuffarsi – panni che non sono solo ed esclusivamente quelli che gli sono stati addossati, cioè evanescenza, idealismo, misticismo, inconscio, sogni, fantasia, ecc. – ma qui più che il pianeta poté il Segno a cui è stato collegato, i Pesci – rivelando a noi caratteri e prerogative più terrene.
Ecco che il dio del mare esce dagli abissi marini e si presenta a noi rivendicando un suo antico patronato anche su questioni o cose materiali, in special modo riguardanti la casa e comunque l’ambiente (privato o collettivo) in cui è inserito l’essere umano – e molti architetti hanno una posizione importante di Nettuno e/o della Casa 12.
Se ciò non bastasse ecco il Tema della scoperta di Nettuno. E cosa vediamo? Che Nettuno si è voluto far conoscere all’umanità mentre era in stretta congiunzione con… Saturno! E nel domicilio diurno di Saturno. Da notare l’Ascendente in Cancro, il “carpentiere” (!), ma anche la casa e, per estensione, le città.
Interessante poi il simbolo del grado di questo Nettuno: «Un uomo bendato cammina verso un crepaccio. Dall’altro lato viene a lui un altro uomo circondato di luce». Non so se vi è capitato di notarlo, ma Nettuno ha molto a che fare con il cadere, lo scivolare, l’inciampare – specie se in aspetto a Marte, ma non solo. No? Allora studiatelo anche da questo lato, vi sarà di aiuto. Tutto quanto finora detto per darvi un consiglio: uscite dagli schemi preconfezionati, ragionate con la vostra testa e soprattutto fate tesoro della vostra esperienza.
[1] GIORGIO DE SANTILLANA, HERTHA VON DECHEND, Il mulino di Amleto, Adelphi, Milano 1983⇑
[2] KAROLY KERÉNYI, Gli dei e gli eroi della Grecia, Mondadori, Milano 1989⇑
[3] FEDERICO A.ARBORIO MELLA, Dai Sumeri a Babele, Mursia, Milano 1986⇑
[4] SERGIO GHIVARELLO, La stella di Eridu (parte seconda), in «Linguaggio Astrale» n.94⇑
[5] G. DE SANTILLANA, H. VON DECHEND, op. cit.⇑
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