31 - 03
2016
È singolare, per non dire altro, che chi dà contro all’astrologia adducendo ad esempio ignoranze degli astrologi sulla precessione degli equinozi («Ma come! Dite ancora che chi è nato il 27 marzo è dell’Ariete? Ma non vi siete accorti che le costellazioni sono slittate all’indietro?») non sappia niente di astrologia.
Ma come si fa a dissertare su una materia che non si conosce e peggio ancora a criticarla? Eppure lo fanno.
Quando ci sono programmi in televisione che trattano di astrologia mica chiamano sempre l’astrologo; chiamano l’astronomo, il fisico, lo “scienziato” di turno. Sarebbe come se a un programma che vuole trattare di psicologia, psicanalisi, inconscio, chiamassero un anatomopatologo: «Lei, caro dottore, che da anni studia l’essere umano e avrà dissezionato chissà quanti cadaveri, ci dica, cosa ne pensa di questo inconscio?». «Inconscio? Guardi, come lei ha detto io conosco perfettamente il corpo umano e le dico che mai e poi mai ho visto questo “inconscio” che dicono esserci: non c’è dentro al cuore, non c’è dentro al cervello, non c’è dentro al fegato. Che vuole che le dica. Sono tutte bufale». E giù risate liberatorie del pubblico.
Certo, nessuno è senza colpa, e anche gli astrologi di colpe ne hanno eccome nell’aver contribuito, direttamente o indirettamente, a preparare la strada a questi “sapientoni”.
Ma dicevamo della “precessione”. È questo uno dei cavalli di battaglia di chi dà contro all’astrologia, cioè il fatto che quando il Sole, ad esempio, taglia l’equatore celeste passando da una declinazione sud a una nord, non si staglia più sullo sfondo della costellazione dell’Ariete ma di quella dei Pesci. Se l’astrologia tropicale usasse le costellazioni avrebbero ragione, quel Sole lo dovremmo dire essere in Pesci. Ma quando il Sole taglia in quel modo l’equatore siamo intorno al 21 marzo, inizio della primavera. Quel periodo dell’anno si chiamerà sempre Ariete a prescindere da quale costellazione ci sta dietro. Perché questo?
Per scoprirlo dobbiamo andare indietro nel tempo e fermarci a quando gli esseri umani dettero il via a queste rappresentazioni celesti. Difficile ovviamente sapere come il tutto nacque, ma qualche supposizione su come sono stati concepiti i Segni dello zodiaco possiamo farla.
Prendiamo ad esempio il Segno del Cancro.
Quando i nostri antenati, millenni fa, studiavano il cielo e i movimenti degli astri, si erano accorti che nel periodo in cui il Sole era (o si avvicinava a essere) al massimo della sua forza “calorifera”, sembrava fermarsi per poi tornare indietro o comunque pareva spostarsi di lato: si dissero che questo comportamento ricordava il movimento dei granchi la cui andatura è in direzione laterale. Cosa fecero? In quel luogo del cielo, per ricordare a loro stessi e ai posteri in quale punto temporale e spaziale il Sole aveva quel comportamento, misero una specie di post-it, cioè collegarono tra loro alcune stelle così da fissare una figura che assomigliasse a un granchio o comunque alle sue chele. Quella zona di cielo e quel periodo stagionale si chiamarono da lì in poi Cancro.
Oppure prendiamo l’Ariete.
Quando il Sole, intorno al 21 marzo, taglia l’equatore celeste fa uno scatto enorme di declinazione in direzione nord, cioè da 0° balza in un mese a 12°, quasi la metà del suo tragitto in ascesa, assomigliando – si dicevano – a un ariete che con la sua forza insita nella testa sfonda quella linea immaginaria celeste; anche lì, in quello spazio e in quel tempo, i nostri progenitori misero un post-it e lo chiamarono Ariete, cioè collegarono alcune stelle così da formare come delle corna arietine. Questo punto dell’anno avrà sempre nome Ariete perché è lì che ha inizio la primavera ed è lì che il Sole ha quel comportamento “arietino” di sfondamento.
Che poi queste costellazioni si siano spostate nei millenni non vuol dire che dobbiamo rincorrerle e chiamare il periodo intorno al 21 marzo Pesci, perché quel periodo non ha niente delle “caratteristiche” dei Pesci: quel periodo sarà sempre, nei millenni a venire, Ariete. Così come non chiameremo certo Gemelli il periodo in cui il Sole arriva al culmine della sua ascesa intorno al 21 giugno, pur in quel periodo trovandosi il Sole nella costellazione dei Gemelli.
Quindi all’astrologia, quella tropicale, non gliene importa niente delle costellazioni reali perché essa va dietro al comportamento del Sole, o meglio, al rapporto Terra/Sole, ché di questo si tratta, essendo l’astrologia di natura stagionale. Usiamo quindi i Segni e non le costellazioni, Segni che sono appunto “segni” cioè “segnali” messi in cielo dai nostri antenati e che “segnano” il percorso/comportamento del Sole.
Quindi chi, tra gli astronomi, astrofili e “scienzati”, si ostina a ripetere che gli astrologi sono ignoranti perché non sanno, i poverini, che il cielo si è “spostato”, non conosce l’astrologia, e se non la conosce, perché diavolo mai ne parla? Ah già, è un “anatomopatologo”, che diamine!
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